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Cronaca San Biagio di Callalta

Oleg Mandić, ultimo bambino di Auschwitz, a San Biagio per la Giornata della Memoria

Oleg è stato l'ultimo bambino ad uscire dal campo di concentramento di Auschwitz durante l'Olocausto. Per la Giornata della Memoria farà però visita nel Comune di San Biagio

SAN BIAGIO DI CALLALTA Oleg Mandić, ultimo bambino di Auschwitz, ha raccontato la sua tragica esperienza di sopravvissuto all’Olocausto in un libro di Roberto Covaz, appena dato alle stampe, che sarà presentato in anteprima assoluta a San Biagio di Callalta mercoledì 27 gennaio, Giornata della memoria. Per l’occasione sarà presente lo stesso protagonista che oggi ha 82 anni, ma che il 27 gennaio del 1945, quando l’Armata rossa liberò gli ultimi prigionieri di Auschiwitz ne aveva soltanto 12. Nel campo di concentramento c’era finito assieme alla sua famiglia Mandić, nonna e mamma. Quando lasciarono il campo, alle ore 12 del 2 marzo, Oleg fu l’ultimo bambino ad uscire.

Il protagonista del libro curato dal giornalista Roberto Covaz (Edizioni Biblioteca dell’Immagine, in edicola con alcuni quotidiani locali) sarà ospite della comunità di San Biagio di Callalta per l’intera giornata. Al mattino, alle ore 10.15, parteciperà alla cerimonia commemorativa presso il cippo ex Internati (a lato della sede municipale), dove converranno autorità civili e militari, rappresentanti degli ex combattenti e oltre 300 studenti. Poi, alle ore 11, incontrerà gli alunni della scuola media presso la sala polivalente di via 2 Giugno. Saranno presenti anche l’assessore all’istruzione Martina Cancian e la dirigente scolastica Elisabetta Costa Reghini. In serata, alle ore 20, l’incontro con la cittadinanza presso la sala parrocchiale di Olmi-San Floriano, accompagnato dal sindaco Alberto Cappelletto e dal giornalista autore del libro.

“E’ un grande onore per noi – spiega il sindaco Alberto Cappelletto - ospitare uno degli ultimi testimoni ancora viventi dello sterminio che si consumò nei lager durante il secondo conflitto mondiale. Accoglieremo Oleg Mandić con il desiderio di ascoltare dalla sua voce il racconto di quella terribile esperienza e di rinnovare il nostro impegno, in qualunque luogo dove operiamo, a farci portatori di pace tendendo la mano a chi è diverso da noi”.

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