Omicidio Tassitani, il padre Luigi: "Mia figlia poteva essere salvata"
Il padre di Iole Tassitani, uccisa e fatta a pezzi nel dicembre 2007 dal falegname Michele Fusaro, scrive al Gazzettino chiedendosi se la figlia avrebbe potuto salvarsi se le forze dell'ordine fossere state coordinate tra loro
La liberazione di Andrea Calevo, l'imprenditore di Lerici (La Spezia) rapito il 17 dicembre scorso nella sua abitazione, pone un inquietante interrogativo al notaio castellano Luigi Tassitani, padre di Iole, rapita e uccisa nel dicembre 2007.
"Chissà se l'attuazione di un più rapido e pronto intervento avrebbe potuto salvare la vita di mia figlia", si chiede Tassitani in una lettera inviata al quotidiano Il Gazzettino.
"Mi sento di dire, forse anche spinto da amore paterno - scrive Tassitani - che in quell'occasione sono mancati collaborazione e coordinamento nelle indagini successive al rapimento fra la Magistratura inquirente e forze di Polizia e Carabinieri".
Per il padre di Iole, sequestrata nel garage di casa il 12 dicembre 2007 dal falegname Michele Fusaro e trovata morta, ridotta in pezzi, 13 giorni dopo a Bassano del Grappa, è mancata "soprattutto la rapidità nell'azione conclusiva delle indagini, che invece ha caratterizzato il caso di Calevo".
"Erano stati scoperti da vari giorni l'autore o gli autori del rapimento e il luogo dove poteva essere tenuta Iole - spiega Tassitani - ma la Procura competente di Venezia, forse per troppa sicurezza, aspettò ad intervenire e lo fece, poi, con un certo ritardo, con l'arresto dell'assassino o di uno degli assassini e la scoperta dell'orribile crimine".
Sempre dalle pagine del giornale replica di Vittorio Borraccetti, capo della Procura distrettuale di Venezia all'epoca dei fatti: "Comprendo il dolore del padre di Iole Tassitani e non mi permetto di fare polemiche - osserva - ma di quei giorni ho ricordi precisi: la collaborazione e il coordinamento furono pieni, non ci fu alcun conflitto tra investigatori".
