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Cronaca

Maxi operazione antidroga, 27 arresti in quattro regioni

L'operazione ha permesso di sgominare una banda di nordafricani che reggevano il monopolio del narcotraffico nella provincia di Padova

La polizia di Padova ha eseguito 27 misure cautelari e indagato una ventina di persone nell'ambito di un'operazione antidroga tra il Veneto, la Lombardia, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. L'operazione è il risultato di un'indagine della Squadra Mobile euganea, iniziata nell'aprile 2011 e coordinata dal sostituto procuratore Benedetto Roberti.

L'attività della Polizia di Stato, coordinata dal Servizio Centrale Operativo e dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga, ha colpito vere e proprie bande di spacciatori nordafricani che reggevano il monopolio del narcotraffico a Padova e che si erano suddivisi nella gestione per quartieri. Le misure cautelari sono state emesse dal gip Cristina Cavaggion e sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Padova con il supporto di quelle di Bergamo, Bolzano, Gorizia, Milano, Trento, Treviso, Verona e del reparto Prevenzione Crimine della Polizia di Stato che ha tra l'altro eseguito numerose perquisizioni. 

E' stato definito un "romanzo criminale padovano" lo scenario legato al mondo della droga, con i proventi investiti in Tunisia, che è emerso dalle indagini che hanno portato a far scattare anche 13 denunce. Sono stati necessari due anni di accertamenti prima di poter tirare le fila di un'indagine che ha portato a incastrare quattro bande di spacciatori, ognuna attiva in aree ben distinte del padovano.

La 'specialità' delle quattro bande, in forte competizione tra di loro, era lo spaccio di cocaina purissima (anche 100-150 euro al grammo) spesso tagliata con una sostanza molto tossica usata in ambito veterinario come vermicida. Il giro di denaro accertato è ingente - sono stati sequestrati oltre 200mila euro in contanti - visto che ogni banda era in grado di vendere più di mezzo chilo di cocaina ogni settimana. I vertici delle bande, composte quasi interamente da tunisini, riciclavano i soldi provento della spaccio per acquistare case, terreni, aziende di coltivazioni di datteri, società di taxi e di pesca in Tunisia. Dalle intercettazioni telefoniche (in un dialetto tunisino molto stretto) emerge un mondo di minacce e violenze continue per rubarsi i clienti tra una banda e l'altra.​

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