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Cronaca Paese

Tragedia di Paese, l'autopsia non chiarisce il mistero sull'uso delle cinture

Il post mortem su Stefania Bonaldo non risolve i dubbi degli inquirenti. Risolutivo sarà il confronto fra chi ha effettuato l'esame sui poveri resti e il perito che studia la dinamica della tragedia

Sono stati i traumi al tronco a determinare la morte di Stefania Bonaldo, la psicologa 39enne rimasta uccisa nello scontro fra la sua Fiat Palio - con all'interno la figlia di neppure 7 anni, fortunatamente illesa - e una Polo guidata da N.B., 19enne di Vedelago, che ora risulta indagato per omicidio stradale.

Questo l'esito dell'autopsia condotta sul cadavere della donna dal dottor Alberto Furlanetto, il medico legale incaricato dal pubblico ministero Valeria Peruzzo, il magistrato che sta indagando sulla tragedia. Difficile allo stato attuale dire se la Bonaldo avesse o meno la cintura di sicurezza allacciata, che sarà possibile appurare solo dopo un confronto tra il medico che ha portato a termine il post mortem e il perito che sta indagando sulla dinamica dei fatti.

Nell'impatto, avvenuto la sera di domenica 28 febbraio lungo via Bruno Baldrocco, la provinciale numero 100 che collega Castagnole a Porcellengo, la psicologa trevigiana, molto nota in città, aveva riportato ferite gravissime. Trasportata d'urgenza al pronto soccorso dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso, era spirata dopo poco. Il guidatore dell'auto che ha urtato frontalmente la Fiat Palio  della 39enne avrebbe perso improvvisamente il controllo del mezzo.

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