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Cronaca

Paese, scoppia la “guerra del Piave”: il Comune diffida e minaccia querele

Il caso riguarda via Piave, strada di competenza provinciale, che è stata oggetto di una petizione di circa 500 cittadini che lamentano la sua pericolosità. In un volantino recentemente distribuito ai residenti della zona il gruppo “VivoPaese” accusa l'Amministrazione di non “ascoltare i cittadini”. Il sindaco Katia Uberti: “Ma un progetto per la sistemazione è datato 2020 e il comitato era perfettamente a conoscenza di ciò che si stava facendo”. Inviata anche una lettera in cui si ipotizza una denuncia all'autorità giudiziaria per diffamazione

A Paese scoppia la "guerra del Piave". Non si tratta di una rievocazione storica delle celebre battaglia combattuta più di 100 anni fa fra italiani e austro-ungarici ma della polemica che ha a che fare con le condizioni di sicurezza di Via Piave, strada provinciale che attraversa il capoluogo e oggetto di una petizione da parte del gruppo "VivoPaese", redatta l'anno scorso con in calce la firma di circa 500 persone.

Ad accendere la miccia del confronto fra il gruppo e l'Amministrazione comunale è stato però un volantino che è stato distribuito nei giorni scorsi a tutti i residenti della zona e in cui si sostiene che "su Via Piave il Comune non risponde a 500 cittadini". Gli amministratori di Paese sono caduti dalle nuvole, considerato che già nell'agosto del 2021, ovvero un mese dopo la presentazione della petizione, il sindaco Katia Uberti aveva informato la Provincia sul contenuto della lettera e nell'ottobre del 2020, quindi oltre un anno prima della presentazione della petizione, la giunta aveva approvato il progetto di fattibilità per la realizzazione di un percorso protetto lungo la via, oltre a predisporre una serie di controlli potenziati da parte della Polizia Locale sugli eccessi di cui si renderebbero protagonisti gli automobilisti di passaggio, mettendo a rischio l'incolumità soprattutto dei bambini della scuola elementare di Treforni. Così l'Amministrazione comunale è passata alle vie legali, inviando un diffida ufficiale al gruppo, nella quale viene ipotizzato anche l'eventuale ricorso ad una causa penale per diffamazione dal momento che tutte le iniziative prese erano note al momento della diffusione del volantino, che quindi denigrerebbe senza ragione il Comune.

«Si tratta - ha spiegato il sindaco di Paese Katia Uberti - di un primo passo per fare cessare quello che è a tutti gli effetti uno spargimento inutile di veleno. Non mettiamo in dubbio la buona fede con la quale mezzo migliaio di cittadini hanno voluto fare presente la difficile situazione di Via Piave, ma pensiamo che siano stati usati per fini politici dal momento che, quando è stato distribuito il volantino, erano tutti a conoscenza di quello che stavamo facendo per risolvere il problema. Soprattutto il "gruppo" sapeva che è stato approntato un progetto che raggiunge un importo di quasi 100 mila euro».

«Un mese fa - continua il primo cittadino - ho parlato al telefono, confrontandomi per la seconda volta, con i rappresentati di "VivoPaese" proprio per discutere delle iniziative prese per rafforzare la sicurezza nell'area. Il volantino incriminato però non tiene conto di tutto questo: anzi, all'interno si accusa l'Amministrazione di non volere rispondere ai cittadini. Se il comportamento di "VivoPaese" non dovesse cambiare ci vedremo costretti a difenderci in sede giudiziale perché l'impegno della Giunta e degli uffici non possono essere pubblicamente denigrati e screditati senza il minimo appiglio con la realtà dei fatti, peraltro ampiamente documentata».

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