«Avevo contattato il Suem per un'informazione, non per essere soccorso»
Il caso dell'autista di un bus Mom soccorso lo scorso 8 settembre a Paese da un'ambulanza e dai carabinieri. Alla base dell'episodio ci sarebbe un equivoco, nessun dissidio con la propria azienda
Nel tardo pomeriggio dello scorso 8 settembre, a Paese, un autista di un'azienda che lavora in subappalto con Mom, era stato fermato dai carabinieri (intervenuti per fermare il mezzo, a bordo del quale non c'erano passeggeri) e trasportato in ospedale, al Ca' Foncello di Treviso, da un'ambulanza del Suem. A portare all'intervento dei militari c'è stata una telefonata da parte dallo stesso autista, verso le 18 circa, alla centrale del 118 (che ha poi interessato i carabinieri). Il protagonista della vicenda ha sottolineato come l'episodio sia da ricondurre ad un equivoco.
L'autista ha infatti spiegato di aver contattato il 118 semplicemente "per un'informazione, non per un soccorso", a seguito di un leggero dolore al petto. Due pattuglie dei carabinieri hanno fermato la corsa: l'autista ha subito raccontato di stare bene ma nonostante ciò è stata inviata un'ambulanza sul posto e, con questa, l'uomo è stato accompagnato al pronto soccorso di Treviso. Gli esami a cui è stato sottoposto in serata sono risultati essere tutti negativi e l'autista ha potuto lasciare il nosocomio solo poco dopo l'1.20. Secondo lui si è trattato ad una reazione "esagerata" che ha portato alla mobilitazione di forze dell'ordine e sanitari. Smentito anche che il malessere passeggero possa essere frutto di dissidi di tipo lavorativo.