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Cronaca

Vuole suicidarsi per amore: 18enne salvato da amico e Carabinieri

In crisi per una delusione d'amore, un 18enne tenta di suicidarsi, come fatto da sue coetanei. Lo salva un amico, che intuisce i suoi intenti e chiede l'intervento dei Carabinieri di Treviso

Una catena emulativa tragica, spezzata dal coraggio di un amico e dai Carabinieri di Treviso. Aveva visto togliersi la vita per amore ben due dei suoi amici e stava pensando di seguire le loro orme, un diciottenne trevigiano.

Deluso da un legame affettivo naufragato l'adolescente vedeva come unica via d'uscita il gesto estremo che si era portato via i due coetanei. A salvare il ragazzo è stato un amico, insospettito dai messaggi che il sedicenne gli inviava: il suo argomento più frequente era la morte dei due amici e le sue parole tradivano i suoi pensieri autolesionistici.

"L'effetto emulazione può verificarsi facilmente - spiega la psicoterapeuta Antonella Baiocchi, responsabile dell'Equipe Antidramma di Padova - il messaggio da dare agli adolescenti da parte degli adulti, che rappresentano il loro punto di riferimento, è che l' amore non ha nulla a che fare con la simbiosi".

L'amico del diciottenne, allora, ha deciso di contattare il 112. L'aspirante suicida è stato raggiunto telefonicamente da un operatore della centrale dei Carabinieri di Treviso, che parlando a lungo con lui ha cercato di arginare la sua angoscia, fino a convincerlo a scendere in strada. Qui lo ha raggiunto una pattuglia radiomobile che lo ha portato alla centrale, dove sono accorsi anche i suoi genitori.

"Spesso - prosegue la psicoterapeuta - gli adulti stessi non sanno scindere il proprio diritto di vivere dal mondo della persona che amano: l'amore vero è prima di tutto nei confronti di se stessi, della propria persona. Bisognerebbe - aggiunge Baiocchi - insegnare ai nostri figli ad amare la propria diversità, la propria originalità, e a non sentirsi persi, finiti, quando si possono ricevere critiche dagli altri, soprattutto quando queste critiche arrivano al rifiuto e all'abbandono".

"Questa mentalità che, se sono rifiutato dall'altro, io non valgo è vincente - conclude - ma è sintomo di analfabetismo psicologico".

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