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Cronaca

Aggredirono attivista Ztl: denunciati in otto di estrema destra

Alcuni militanti di estrema destra sono accusati di lesioni e minacce gravi. La Digos è arrivata a loro grazie anche al racconto fornito dalla vittima

TREVISO Lesioni e minacce gravi in concorso. Sono le accuse mosse a vario titolo nei confronti di otto militanti di estrema destra, denunciati dalla polizia al termine delle indagini perchè ritenuti i responsabili del pestaggio avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 agosto a Treviso ai danni di un ragazzo vicino al collettivo Ztl Wake Up.

Gli agenti della Digos venerdì hanno eseguito diverse perquisizioni a carico di esponenti di Forza Nuova. Nel giro di pochi giorni la polizia è riuscita a ricostruire nei dettagli quanto successo quella notte. Un attivista di Ztl era stato aggredito in piazzetta Monte di Pietà a Treviso da un gruppo di persone che gli aveva rotto il setto nasale. Il giovane, medicato all’ospedale, era stato dimesso con una prognosi di trenta giorni anche a causa di diverse contusioni.

Gli aggressori, secondo le indagini della polizia, avrebbero agito sotto gli affetti dell’alcol. È anche grazie ad alcuni preziosi dettagli forniti dalla vittima del pestaggio che la Digos ha dato un volte e un nome ad ognuno dei presunti responsabili.

IL COMUNICATO DI FORZA NUOVA

"Ci troviamo costretti, per l’ennesima volta, a rettificare quanto scritto sui quotidiani locali in merito ad una presunta aggressione a un militante del collettivo ZTL. Un episodio in particolare è passato nel totale silenzio della carta stampata; il ragazzo in questione al termine della serata era visibilmente alterato dall’effetto di sostanze psicotrope e questo fatto ha provocato la reazione violenta della madre, riportata all’epoca dei fatti dagli stessi giornalisti, e una denuncia da parte della polizia per i suoi comportamenti minacciosi e insolenti. Questo fatto va contestualizzato col casellario giudiziale del giovane, che “vanta” diverse denunce oltre ad un foglio di via notificato qualche tempo fa. Non riteniamo corretto dunque far passare per martire il soggetto in questione. Confidiamo quindi, date le responsabilità morali e professionali tipiche della professione del giornalista, che sia dato spazio a questa rettifica e, soprattutto, alla realtà dei fatti."

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