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Cronaca Resana

Pesto al botulino, l'allarme contaminazione è partito da Resana

A individuare la presenza del batterio nella salsa genovese è stata la Chelab, che ha effettuato delle analisi per conto dell'azienda produttrice dell'alimento

La scoperta che ha scatenato la psicosi nell'Italia culinaria viene dalla provincia di Treviso.

Secondo quanto riportato dalla Tribuna di Treviso, a lanciare l'allarme sulla presenza delle tracce di botulino nel pesto di un'azienda genovese è stata la Chelab di Resana.

La società ha condotto delle analisi per conto della stessa azienda produttrice della salsa, la "Bruzzone e Ferrari", segnalando il rischio di contaminazione. La ditta alimentare ha quindi passato la segnalazione alle Asl locali, che hanno fatto partire il sequestro delle partite sospette.

Avviate le indagini da parte della Procura di Genova, dalla Chelab, nata dall'unione di due grandi società dall'esperienza trentennale nei servizi analitici alimentari, non trapelano commenti sull'esito degli esami effettuati.

Il caso è scoppiato venerdì scorso, quando alla "Bruzzone e Ferrari" sono pervenuti i dati dei test della Chelab eseguiti su un lotto di quasi 15mila vasetti di pesto in scadenza il 9 agosto, nei quali era stata rilevata la presenza del batterio "Clostridium Botulinum". L'azienda genovese ha ritirato la partita dal commercio e allertato l'Asl.

Inevitabile l'effetto psicosi, con ospedali presi d'assalto da parte dei consumatori preoccupati, mentre la Procura di Genova apriva l'inchiesta per capire cosa sia accaduto. Dalle controverifiche condotte dall'Istituto Superiore della Sanità, però, la presenza del batterio non sarebbe stata confermata.

Il nodo della questione - secondo Chelab - starebbe nella conservazione dell'alimento: il "Clostridium Botulinum" è nocivo in assenza di ossigeno e viene debellato a temperature superiori ai 105 gradi.

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