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Cronaca Pieve di Soligo

Accoltella al collo l'amico, inizia il processo a un 19enne

Marco Szabolcs Viezzer, il ragazzo di Pieve di Soligo che alla fine di settembre avrebbe accoltellato un conoscente, è accusato di tentato omicidio. Il difensore, l'avvocato Marco Furlan, ha presentato due perizie di parte, una medica e l'altra di natura psichiatrica

«L'ho accoltellato e sono pronto a farlo ancora». Poi la versione era però cambiata: «L'ho colpito per sbaglio mentre stavamo scappando, avevo la lama in mano». Alla fine Marco Szabolcs Viezzer, il 19enne che nel settembre scorso avrebbe accoltellato al collo l'amico A.Z., sarebbe stato "in uno stato confusionale". Una bevuta eccessiva, a cui sarebbe seguito un momento di follia, gli avrebbe forse fatto scambiare l'amico per un conoscente con il quale, qualche giorno prima della tragedia sfiorata, aveva avuto da ridire. Oggi, 2 marzo, è cominciato il processo, con il rito immediato, al giovane di Pieve di Soligo, accusato di tentato di omicidio.

Il difensore, l'avvocato Marco Furlan, ha prodotto due perizie di parte, una medica e l'altra psicologica, dalle quali si evincerebbe che il fendente non era in grado di provocare la morte della persona accoltellata e che il giovane sarebbe stato in condizioni psicofisiche alterate. In preda al delirio (secondo l'avvocato difensore il giovane avrebbe peraltro dei problemi di natura psicologica) si sarebbe scagliato contro l'altro ragazzo, colpendolo al collo. I carabinieri, allertati dal Suem che aveva ricevuto la chiamata del ferito, troveranno il 19enne ancora ubriaco mentre stava vagando per le strade del centro di Follina, a sei chilometri circa dal luogo dell’accoltellamento. Il giovane aveva in tasca l'arma, ancora sporca di sangue, usata per ferire l’amico.

«Stavamo scappando da mio padre che mi era venuto a cercare - aveva detto nel corso dell'interrogatorio di garanzia il ragazzo - io avevo in mano il coltello e, accidentalmente, l'ho colpito al collo. Giuro che non volevo farlo». Ma dalla lettura delle carte di indagine emergerebbe in tutta la sua drammaticità il movente vero dell'aggressione: il 19enne, che era ubriaco, potrebbe essersi convinto che l'amico fosse in realtà un altro ragazzo con cui, qualche giorno prima dei fatti, c'era stata una violenta discussione. Anche in quell'occasione sarebbe uscito un coltello a serramanico e solo l'intervento dei presenti avrebbe evitato che la situazione potesse degenerare.

Una ipotesi, quella del disturbo mentale, che sembrerebbe avvalorata anche dalla dichiarazioni della vittima. «Credo - aveva detto - che abbia bisogno di ricevere un aiuto di tipo medico. Siamo entrati in un garage e lui si è sdraiato per terra. Poi si è assentato un attimo per fare i proprio bisogni e io ho preso il cellulare e ho cominciato a messaggiare a mio cugino. E' stato in quegli attimi che mi ha colpito, senza motivo apparente».

L'indagato, che ha alle spalle piccoli precedenti, è al momento nel carcere di Santa Bona a seguito di una evasione dagli arresti domiciliari cui era stato messo per la vicenda dell'accoltellamento.Il suo avvocato ha chiesto l'attenuazione della misura. I giudici sono in riserva. La parte offesa è già stata risarcita.

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