Si spengono i falò e si accendono le polemiche: panevin sotto accusa
All'indomani dei festeggiamenti dell'Epifania in più parti della provincia sono fioccate polemiche e proteste per i disagi causati dai panevin: faville, fumo, aria irrespirabile
Passata la festa arrivano le polemiche. La tradizione del panevin è ancora molto sentita nei comuni della Marca trevigiana, ma non piace proprio a tutti.
Sotto accusa il fumo causato dai falò, che farebbero impennare i valori, già elevati, delle polveri sottili presenti nell'aria.
Il 6 gennaio, il giorno dopo l'accensione dei panevin, le centraline Arpav hanno registrato una media giornaliera di PM10 pari a 125 microgrammi per metro cubo a Conegliano, di 273 a Treviso città e di 290 a Mansuè. Ben oltre il doppio della soglia limite stabilita dalla legge, che è di 50 microgrammi per metro cubo.
Concentrazioni record che, precisa l'Arpav, sono state accentuate dalle condizioni meteo e dall'alta pressione, che certo non favoriscono la dispersione degli inquinanti.
Il vero pericolo per gli ambientalisti, però, è la diossina sprigionata dai tralci di vite trattati con pesticidi a base di cloro e poi bruciati.
I paladini della tradizione ribadiscono invece che i panevin più importanti sono "sicuri" e che il vero problema è rappresentato dai falò accesi senza autorizzazione.
Sordi alle ragioni dei tradizionalisti, intanto, a Susegana in molti chiedono che il panevin venga allontanato dal centro e anche a Motta infuria la protesta dei residenti, che domenica si sono svegliati con gli occhi gonfi e la gola irritata.