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Cronaca Godega di Sant'Urbano

"Bottega" alla sbarra: secondo il giudice però è solo una "imitazione servile"

L'azienda vitivinicola di Godega aveva portato molteplici prove a sostegno della propri tesi contro la Vinicola Tombacco srl di Trebaseleghe, ma il giudizio penale non è terminato come sperato

Una sentenza del Tribunale di Padova ha fatto perdere all'azienda vitivinicola Bottega di Bibano di Godega la battaglia legale contro la Vinicola Tombacco srl di Trebaseleghe. A finire alla sbarra erano stati il legale rappresentante dell'azienda padovana, il 42enne Andrea Tombacco di Castelfranco, insieme all'amministratore delegato Giuliano Tombacco (76 anni di Trebaseleghe) e al consigliere di amministrazione Cristian Tombacco (45 anni di Camposampiero) accusati di contraffazione di marchio. Assolti tutti  perché, secondo il giudice, non c'è contraffazione ma semmai una "imitazione servile" che potrebbe configurare al massimo, ma questo dovrà semmai emergere da una causa civile, la concorrenza sleale. Terreno dello scontro arrivato in un'aula di tribunale il mercato cinese, dove la Bottega è presente fin dal 1992 e in cui in particolare nel 2014 era entrata massicciamente la Tombacco. Una concorrenza che aveva provocato una netta flessione delle vendite dell'azienda vitivinicola di Bibano di Godega, passata da 45 mila bottiglie vendute all'anno a 25 mila.

A fare la differenza, secondo la denuncia, non il prezzo né la qualità del vino quanto un vero e proprio plagio: le bottiglie della Tombacco infatti sarebbero state una replica praticamente di quelle della Bottega: uguali i motivi ornamentali sul vetro (delle rose e una B), uguale la forma, il colore (rosa) e l'effetto specchiato. Ma a trarre in inganno i cinesi e farli dirottare sulla Tombacco, che nel giudizio è stata difesa dall'avvocato trevigiano Simone Guglielmin, un ideogramma in cinese che pronunciato suona come "botte-già". Insomma, praticamente un plagio anche del nome. Accuse che però non hanno retto al vaglio del giudice penale di primo grado del Tribunale di Padova. "Imitazione servile" è la definizione usata nella sentenza di assoluzione degli imputati: al massimo si tratta insomma di materia per una causa civile.

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