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Cronaca

Emergenza profughi: vertice a Venezia, arrivati 50 migranti

Il presidente dell'Upi Veneto Leonardo Muraro: "Chi ci assicura che tra queste persone non ci sia qualche esponente dell'Isis?"

VENEZIA Settecento profughi da accogliere in Veneto. Se domenica è stata la giornata del lutto per la strage nel Mediterraneo, con l'ultimo naufragio avvenuto nella notte e che potrebbe rivelarsi il più tragico degli ultimi anni (è finito in mare un numero imprecisato di persone, stimate tra le 500 e le 900), lunedì nel corso di un vertice regionale urgente convocato in Prefettura a Venezia si discute su come trovare una sistemazione alle centinaia di migranti destinati a essere ospitati in Veneto. “Dopo l’ennesima tragedia è il momento di tramutare il dolore in coraggio: bisogna attuare subito un blocco navale, impedire le partenze, sbarcare sulle coste libiche per gestire con umanità campi profughi e tendopoli, e aiutare nel proprio Paese chi ne ha bisogno”. Sono state queste le prime parole del Governatore del Veneto Luca Zaia che ha preso parte al tavolo di confronto insieme ai rappresentanti dell’Anci e dell’Upi, ribadendo il suo no all’arrivo di nuovi migranti.

Cento profughi sono già arrivati venerdì scorso a Marghera e di questi 25 sono stati ospitati nella provincia di Treviso. Ma gli sbarchi continuano, così come l’emergenza. Sull’ipotesi di allestire tendopoli o adibire caserme dismesse al’accoglienza, come dai sindaci arriva il no anche da Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso e dell’Upi Veneto. “Se queste sono le soluzioni – ha detto Muraro -, che il Governo Renzi abbia l'autorevolezza di darne ordine. E che se ne assuma in pieno la responsabilità, anziché scaricarla sugli enti locali". A preoccupare Muraro inoltre c'è la questione terrorismo: "Chi ci assicura che tra queste persone non ci sia qualche esponente dell'Isis, la cui dichiarata intenzione è attaccare l'Europa e l'occidente?".

Allo stato attuale nelle strutture ospitanti del Veneto, confrontando i dati al 2 aprile ci sarebbero 2.667 migranti, mentre sarebbero 7.667 quelli arrivati. “Sono esattamente 5mila i fantasmi dei quali non si sa più nulla. Dove sono? Cosa fanno? Delinquono? Soffrono? – si è chiesto il Governatore Zaia -. Nessuno ce lo sa dire, e la cosa è preoccupante”. “Nessuna volontà di entrare in polemica con il Prefetto ma è necessario un forte ripensamento della politica dell’accoglienza”. Queste le parole del sindaco di Treviso Giovanni Manildo che, invitato dal Prefetto di Venezia Domenico Cuttaia è rimasto a Treviso per altri impegni istituzionali. “La tragedia del Canale di Sicilia ci dimostra che la dimensione per affrontare il problema è quella europea ed è necessario un cambio di passo nella politica dell’integrazione. Le strutture di proprietà del Comune sono assolutamente inadeguate, non hanno le caratteristiche richieste e proprio i numeri dimostrano che un Comune da solo non può risolvere la questione. Dobbiamo riprendere la gestione del problema quanto meno a livello regionale, a livello nazionale ed europeo. Infine per quanto riguarda le caserme credo che debbano essere gli organi dello Stato a discutere della questione in maniera costruttiva”. 

LA DECISIONE A un certo punto sindaci e rappresentanti delle forze dell'ordine se ne sono andati e sono rimasti solo loro. Un'ora abbondante di faccia a faccia tra prefetti veneti, per gestire un'emergenza che dopo le tragiche notizie delle ultime ore potrebbe acuirsi sempre più. Ma la ricetta, almeno ufficialmente, per ora non cambia: si punterà sull'ospitalità diffusa. Su alberghi e associazionismo. Le uniche leve su cui per ora si poggia la macchina degli aiuti, ma lo spettro di tendopoli e caserme per forza di cose ha continuato ad aleggiare a Ca' Corner, sede della prefettura di Venezia. Nelle stesse ora cinquanta profughi su un pullman erano arrivati al parcheggio della Metro di Marghera, venendo smistati tra le varie province venete. "Proseguiamo sulla strada che abbiamo fin qui seguito. Un'accoglienza diffusa sul territorio per evitare concentrazioni o forme che sarebbero percepite in maniera negativa dalla popolazione, come requisizioni o quant'altro - ha spiegato il prefetto Domenico Cuttaia - Per mantenere questa linea c'è bisogno anche della collaborazione di tutti e dei sindaci in particolare. Nel corso dell'ultima settimana sono arrivati 400 migranti dei 700 che erano stati preannunciati, che rientrano nella quota assegnata al Veneto". Dunque, fin qui si è riusciti a trovare una soluzione. Ma per il futuro? A breve arriveranno altri trecento profughi in Veneto. La domanda dei cronisti è precisa: si sta pensando a tendopoli o caserme? "Fin qui non ne abbiamo avuto bisogno - dichiara il prefetto - Finora non abbiamo avuto alcun problema di ordine pubblico e la macchina sta lavorando bene. I numeri e i risultati sono dalla nostra parte". Cuttaia quindi non chiude la porta a possibili soluzioni d'emergenza (considerate comunque l'ultima spiaggia): "I sopralluoghi a San Biagio di Callalta e Susegana dei terreni demaniali sono accertamenti normali, non vuol dire che siano state prese decisioni in merito - sottolinea - Fino a questo momento non c'è alcun allarme".

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