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Cronaca Santa Bona

Portare la filosofia nelle carceri: a Treviso arriva l'ambizioso progetto "I care"

Mercoledì 3 maggio le filosofe Valeria Genova e Anita Santalucia terranno, per la prima volta nella Marca, un laboratorio filosofico dedicato ai ragazzi del carcere minorile di Treviso

TREVISO Come può la filosofia, disciplina baluardo del libero pensiero, entrare in carcere? E' questa la domanda da cui è partito l'ambizioso progetto di Valeria Genova e Anita Santalucia, due giovani donne unite da una laurea in filosofia e dalla profonda certezza che, oggi più che mai, occorra riscoprire le enormi potenzialità del dialogo filosofico, inteso come costante provocazione a pensare.

Con questo scopo, mercoledì 3 maggio, le due filosofe terranno per la prima volta presso l’Istituto penitenziario minorile di Treviso, un laboratorio sperimentale di filosofia, intitolato "I Care", ispirato e condotto secondo il modello della Philosophy for Children and for Community. Il laboratorio, fortemente voluto e appoggiato da Titti Bonetti, coordinatrice didattica dell’Istituto, pone l’attenzione sul concetto di cura declinato in prendersi cura di se stesso e dell’altro soprattutto in un contesto di perdita e di smarrimento del sé. “L’obiettivo della filosofia dovrebbe essere quello di insegnare l’arte della “fuga”, attraverso la riflessione e il confronto su temi della quotidianità in tutti i suoi risvolti. Il dialogo filosofico in ambito carcerario permette di diventare osservatori di se stessi, delle proprie vicende e di un’esperienza comunitaria così particolare”, dice Valeria Genova, laureata in Filosofia a Venezia, founder di un importante progetto editoriale ed ora completamente immersa in questa nuova missione; “vogliamo dimostrare ai ragazzi del carcere che il pensiero è libero, nonostante nasca dentro quattro mura: se ci si pone un obiettivo, una speranza, un’idea, si può raggiungere la dimensione del futuro con il pensiero, dunque con una sorta di libertà.” “I nostri laboratori di filosofia vogliono dimostrare come gli interlocutori che ci troviamo di fronte siano in possesso di tutti gli strumenti per affrontare temi esistenziali e prendere consapevolezza di essere loro stessi portatori di una filosofia ispiratrice di scelte e di assunzione di responsabilità.” aggiunge Anita Santalucia, laureata in Filosofia a Napoli e teacher di Philosophy for Children and for community. Questi laboratori del nuovo progetto I Care, in un momento storico in cui forte si sente nel nostro paese il problema delle carceri, intendono dimostrare che i detenuti, in quanto persone, sono portatori di un vissuto ricco e problematico, espresso in bisogni identitari fortemente strutturati che sfociano in una vera e propria filosofia di vita

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