Rai e la censura allo spot di Obiettivo Risarcimento: stimati danni ero 9.4 milioni
Nel 2018 la pubblicità fu cancellata su pressione della Vigilanza
E' stata fissata per il prossimo 12 ottobre, presso il Tribunale di Torino, la prima udienza del processo che vede coinvolta la Rai, citata in giudizio da Obiettivo Risarcimento - società trevigiana leader nel tutoring per il risarcimento del danno - per la censura dello spot pubblicitario sulla malasanità che vedeva come testimonial Enrica Bonaccorti. Senza esito la conciliazione iniziale ora sul tavolo del Giudice c'è una perizia che calcola in 9.4 milioni di euro il danno che il servizio pubblico potrebbe trovarsi a dover rifondere. Il motivo? Aver bloccato senza motivo una campagna sulla base di chiare pressioni politiche.
La vicenda risale al 2018 quando la Vigilanza Rai decreta la cancellazione dello spot di Obiettivo Risarcimento dai palinsesti delle reti Rai in quanto non gradito dalla categoria medica. "Una vera e propria censura - evidenzia oggi l'azienda, in relazione ad un tema che è molto di attualità - soprattutto davanti ad un messaggio pubblicitario che, per quanto scomodo, aveva la prerogativa di sottolineare il diritto di ogni cittadino, sancito dal Codice Civile Italiano, di poter richiedere, entro il limite dei 10 anni, il risarcimento in caso di errore sanitario accertato". Da ricordare che lo spot è stato trasmesso regolarmente dai canali del gruppo Mediaset, da La 7 e, inizialmente, anche dalla Rai; inoltre, ricordano da Obiettivo Risarcimento, il messaggio era stato sottoposto ad un vaglio preventivo relativamente ai contenuti. Infine anche lo IAP, l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, si era espresso positivamente sulla liceità della messaggio pubblicitario.