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Cronaca

“La casa di riposo si assuma le sue responsabilità sulla tragica morte di Amelia De Marchi”

E' l'appello lanciato da Motta di Livenza dal nipote dell'anziana precipitata dalle scale e da Studio 3A durante il servizio di “Tempo & Denaro” andato in onda su Rai 1

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TrevisoToday

Un'assunzione delle proprie responsabilità nella tragedia da parte della casa di riposo. E' questo, prima di tutto, ciò che chiedono i familiari di Amelia De Marchi, alla cui vicenda ha dedicato un servizio il programma di Rai Uno dalla parte del consumatore "Tempo & Denaro". L'inviato Ivan Bacchi con la sua troupe ha intervistato di fronte alla struttura "incriminata", la "Tomitano e Boccassin" a Motta di Livenza, il nipote della 94enne originaria di Gorgo al Monticano, Francesco De Marchi, e il dott. Andrea Milanesi, direttore tecnico di Studio 3A, a cui i familiari della vittima, tramite il consulente personale Riccardo Vizzi, si sono rivolti per fare piena luce sull'accaduto e ottenere giustizia. Bacchi ha introdotto questa "storia dal finale tragico" per dirla con Elisa Isoardi, che conduce la trasmissione da studio. Ha ricordato come la signora Amelia sia stata ospite per 12 anni della casa di riposo di Motta di Livenza, fino all'8 agosto di quest'anno, il giorno della tragedia, "nel quale, come tutte le mattine, l'anziana è stata preparata dal personale sanitario per andare a fare colazione e sistemata nella sua sedia a rotelle, non essendo autosufficiente: soffriva di demenza senile". Avendo la stanza al primo piano, "per scendere in mensa è stata quindi accompagnata di fronte all'ascensore, che è vicino alla rampa di scale, e a qual punto..." "Alle 7.30 ho ricevuto una telefonata da un operatore della casa di riposo che mi ha detto che la zia era caduta per le scale - ha raccontato il nipote - Sono corso subito al pronto soccorso dell'ospedale di Oderzo, dove l'hanno trasportata, e dopo due ore di attesa, perché la stavano ancora visitando, ho parlato con il medico, il quale mi ha spiegato che mia zia era apparsa subito molto grave, che aveva riportato un'emorragia cerebrale e non si sapeva quante ore sarebbe sopravvissuta". E infatti, l'indomani, 9 agosto, è spirata. "Nessuno dalla struttura mi ha mai chiamato per spiegarmi la dinamica dell'incidente" ha lamentato Francesco De Marchi. Bacchi ha ricordato che ci sono ancora le indagini in corso da parte della Procura di Treviso che, com'è noto, ha aperto un procedimento per omicidio colposo che per ora vede come unica iscritta nel registro degli indagati S. D., 46 anni, di Motta di Livenza, la coordinatrice del personale. L'inviato però ha anche aggiunto che "qualcosa possiamo già spingerci a dirlo alla luce della consulenza della Procura", alludendo alla relazione finale depositata dal medico legale, dott. Alberto Furlanetto, incaricato dal Pm Maria Grazia De Donà, di ricostruire la dinamica e le cause del decesso. "La signora avrebbe sbloccato da sola le ruote della sedia a rotelle finendo giù per le scale, ma non ci sarebbe stato nessuno a sorvegliarla e ad assisterla". "Quello che risulta dalla consulenza disposta della Procura della Repubblica, che erano un po' i sospetti emersi fin dall'inizio, è che non c'era alcun presidio di sicurezza finalizzato a evitare circostanze come questa. Ricordo che si trattava di una persona che soffriva di demenza senile e quindi era prevedibile che potesse compiere gesti incauti" ha chiarito il dott. Milanesi: dalle testimoniane raccolte da carabinieri di Motta di Livenza, è emerso che non era la prima volta che la signora De Marchi sbloccava da sola i freni della carrozzina, circostanza di cui gli operatori erano ben a conoscenza. "Dalla consulenza tecnica sono emerse carenze sia di carattere strutturale che organizzativo. Strutturali perché questa tromba di scale adiacente all'ascensore non era minimamente delimitata o protetta da porte o parapetti, qualsiasi anziano in quelle condizioni poteva cadervi. Dall'altra parte, è risultata anche un'assenza di precisa organizzazione nell'assegnazione dei compiti per il personale competente" ha continuato il Direttore tecnico di Studio 3A, facendo riferimento in particolare al fatto, che è stato appurato nel corso delle indagini, che non c'era alcun operatore a sorvegliare gli ospiti non autosufficienti "parcheggiati" vicino all'ascensore in attesa del proprio turno per scendere, accompagnati giù, altra circostanza che lascia basiti, non da un operatore ma da un ospite quasi novantenne che si prestava a dare una mano. "La consulenza medico legale - ha peraltro puntualizzato il dott. Milanesi - accerta anche che la caduta è in stretto nesso di causa con la morte: dal momento in cui la signora Amelia è precipitata dalle scale a quando poi è intervenuta la morte non vi è stato nessun evento successivo che può averla determinata". Nessun dubbio, se mai ve ne fossero stati, che l'anziana sia morta a causa di quell'incidente: pur con tutte le problematiche dell'età, infatti, il suo medico ha confermato che godeva di una buona salute, il che fa quindi presagire che sarebbe potuta vivere ancora per degli anni. "Come ipotesi di reato imputabili alla casa di riposo - ha concluso Andrea Milanesi - , siamo nel contesto dell'omicidio colposo, benché in un ambito di condotta omissiva, nel senso che la struttura non ha predisposto le idonee misure di sicurezza e soprattutto non ha adempiuto al proprio obbligo di custodia: stiamo parlando di culpa in vigilando, ma sempre di omicidio colposo si tratta. In ambito civile, e risarcitorio, quello che la famiglia ci ha chiesto, e quello che per loro vale di più in questo momento, è avere un risarcimento anche soltanto simbolico, più che altro come assunzione di responsabilità da parte della struttura, che finora non c'è stata. Comprendiamo che stiamo parlando di una signora ultranovantenne, siamo un po' al di fuori dei normali parametri risarcitori, ma sempre di sofferenza si tratta".

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