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Cronaca

Sanità: il registro tumori Veneto è il migliore d'Italia per copertura e georeferenziazione

Tra i quarantasei registri tumori attivi su tutto il territorio nazionale quello del Veneto è il migliore sotto l'aspetto del rapporto di copertura tra la popolazione. Un grande risultato

TREVISO Dei 46 Registri Tumori operativi in Italia, dei quali cinque regionali e gli altri di area più ristretta, il Registro Tumori del Veneto è divenuto il più grande e, ad oggi, è riuscito a censire e studiare il 96% dell’intera popolazione veneta, contro una media nazionale che si ferma al 62%.

I dati che certificano questo primato sono stati presentati oggi nella sede della Giunta regionale a Venezia, alla presenza dell’Assessore alla Sanità Luca Coletto, del Direttore Generale della Sanità veneta Domenico Mantoan, del Coordinatore del Registro Tumori del Veneto Massimo Rugge dell’Università di Padova, della Presidente dell’Associazione Italiana Registri Tumori – AIRTUM Lucia Mangone, del team di lavoro del professor Rugge e di alcuni direttori generali della sanità veneta. ”In una Regione dove per scelta non esiste un tetto alla spesa oncologica, e lo dico con orgoglio – ha sottolineato Coletto – non poteva mancare, tra le varie eccellenze in oncologia, come lo Iov e la Rete Oncologica Veneta, un Registro Tumori efficiente, capace di essere supporto scientifico fondamentale per la clinica, per la cura, per le situazioni impreviste come fu nel caso dei Pfas, quando proprio uno studio del Registro permise di smentire i ‘professionisti del fake’ escludendo una maggiore incidenza dei tumori nell’area inquinata, è fondamentale. La perfezione non è di questo mondo – ha concluso Coletto – ma la macchina anti tumore complessiva nel Veneto è ora ai massimi livelli, non solo nazionali. Rugge e il suo staff, in soli due anni, hanno fatto un lavoro immenso, del quale siamo loro grati”.

Da parte sua, Rugge ha illustrato i dati che pongono il Registro Tumori del Veneto all’avanguardia in Italia, sottolineando che “la sfida della copertura totale della popolazione veneta, raccolta nel 2015 quando era al 53% è quasi vinta: per passare dal 96% di oggi al 100% occorrerà poco tempo. Si tratta di censire altre 200 mila persone e ce la faremo entro gennaio 2018”. Rugge ha presentato in anteprima anche il nuovo portale web che, tra poco, consentirà a tutti di accedere agevolmente alle informazioni del Registro e ha fissato un prossimo, ambizioso obbiettivo: la georeferenziazione degli abitanti, in modo da arrivare a sapere, nel totale rispetto della privacy, quanti casi di tumore si registrano in un’area molto piccola, come potrebbe essere una via o una piccola frazione di un Comune, così da poter mettere in relazione la situazione oncologica degli abitanti con la presenza di eventuali fattori di rischio non conosciuti.

Rispetto ai Registri Tumori Regionali, quello del Veneto è il primo con 4 milioni 700 mila persone di copertura, seguito dal Friuli Venezia Giulia (1 milione 219 mila), dall’Umbria (890 mila), dalla Basilicata (580 mila) e dalla Valle d’Aosta (131 mila). Virtuoso anche il rapporto tra la popolazione seguita e le unità di personale impiegate: in Veneto utilizza un tecnico ogni 250 mila abitanti: il Registro tumori della Romagna uno ogni 91 mila abitanti, quello della città di Nuoro, uno ogni 40 mila abitanti. Tra il 2015 e il 2017, la popolazione veneta censita è passata da 3 milioni 570 mila a 4 milioni 700 mila, con una crescita del 23% nel solo periodo marzo-novembre 2017. Riguardo all’incidenza delle singole neoplasie, lo studio del Registro Tumori del Veneto indica, nei maschi, la prevalenza del tumore alla prostata (21%) seguito dal colon-retto (13%), dal polmone (12%) e dalla vescica (10%). Nelle donne, a prevalere di gran lunga è il tumore al seno con un’incidenza del 31%, seguito dal colon-retto (11%). “Questo tipo di censimento – hanno tenuto a precisare Rugge e i suoi tecnici – è di grandissima complessità, perché incrocia una miriade di fonti e situazioni, deve valutare caso per caso gli esiti delle indagini anatomo-patologiche, riorganizzare e interpretare correttamente tutti gli aspetti epidemiologici. Non deve quindi stupire il riferimento all’anno 2013, perché in tutto il mondo i tempi di queste attività variano tra 3 e 4 anni”.

Rugge - Coletto - Mantoan 2-2

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