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Cronaca Revine Lago

Annegata nel lago di Revine, ipotesi svenimento causato da una congestione

Su questo dettaglio si starebbero concentrando gli inquirenti che indagano sulla morte di Mariia Markovetska, la bimba ucraina di sette anni affogata durante una uscita del Grest lo scorso luglio

Il pomeriggio del 28 luglio la temperatura esterna era molto calda e mentre il lago era invece particolarmente fresco per non dire freddo. La differenza di temperatura sarebbe stata fatale. Sarebbe questa l'ipotesi investigativa al vaglio degli inquirenti che stanno indagando sulla morte di Mariia Markovetska, la bambina di sette anni, scappata dall'invasione russa dell'Ucraina ai primi di marzo e morta annegata nelle acque del lago di Revine alla fine dello scorso luglio mentre si trovava con gli amici del Grest, organizzato dal Campus San Giuseppe di Vittorio Veneto, in gita sullo specchio d'acqua.

Per quei fatti sono state indagate cinque persone: si tratta di Camilla Rizzardi, 36enne di Revine Lego, Simonetta Da Roch, 55 anni di Vittorio Veneto (la prima aveva lasciato i bambini all'ora di pranzo mentre la seconda era ancora presente sul posto al momento della disgrazia), di Marina Baro, conosciuta come suor Maddalena, la religiosa che opera come la responsabile amministrativa del Campus, e delle operatrici che stavano vigilando i due gruppi di ragazzini impegnati nella balneazione, Martina Paier, 22enne di Vittorio Veneto, che sorvegliava il gruppo di bambini di cui faceva parte Mariia, e Tiffany De Martin, 21 anni di Fregona.

La conferma a quello che pare essere molto più di un sospetto potrà venire comunque soltanto degli esiti completi dell'autopsia, affidata al patologo Antonello Cirnelli e il cui deposito sul tavolo del pubblico ministero Valeria Peruzzo è atteso per le prossime settimane. Un primo dato dell'esame autoptico avrebbe confermato che Mariia sarebbe morta per annegamento ma non avrebbe escluso il malore. La piccola era in perfette condizioni di salute ma alcuni particolari della vicenda non tornano al magistrato, a cominciare dal fatto che se fosse scivolata in un punto del lago in cui l'altezza dell'acqua era eccessiva  difficilmente non avrebbe dato segnali di essere in difficoltà.

In realtà pare che tutti i bambini che stavano facendo il bagno quando si è verificata la tragedia avessero l'acqua che non superava il torace, quindi fra i 70 e gli 80 centimetri.  Se Mariia avesse avuto un malore che le ha provocato uno svenimento la sua "fase respiratoria" non si sarebbe interrotta cadendo in acqua e avrebbe potuto continuare a inspirare riempiendo però il corpo di liquidi e annegando piuttosto velocemente. Intanto i carabinieri stanno sentendo in questi giorni tutti i genitori per sapere se l'uscita a Revine fosse stata in qualche modo sottoscritta o se sia stata una iniziativa autonoma del Campus.

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