rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Revine Lago

Morta annegata nel lago, una delle operatrici: «Temevamo fosse stata rapita»

Oggi 8 settembre si sono svolti gli interrogatori delle persone indagate per la morte di Mariia Markovetska, la bimba ucraina di soli sette anni inghiottita dalle acque del lago di Revine lo scorso 27 luglio. La sola a ripondere alla domande del pubblico ministero Valeria Peruzzo è stata però Tiffany De Martin, una delle ragazze che sorvegliavano i piccoli. L'altra, Martina Paier, 22enne di Vittorio Veneto, verrà sentita il prossimo 13 settembre  

«Il tempo passava e noi cominciavamo a temere che la bambina fosse stata rapita. Poi l'hanno trovata in acqua, senza vita». Tiffany De Martin, animatrice 19enne di Fregona, è l'unica tra le persone convocate in Procura oggi, 8 settembre, che ha risposto alle domande del pubblico ministero Valeria Peruzzo, il magistrato che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e omessa vigilanza in relazione alla morte di Mariia Markovetska, la bimba ucraina di soli sette anni inghiottita dalle acque del lago di Revine lo scorso 27 luglio. 

Esclusa l'altra operatrice, Martina Paier, 22enne di Vittorio Veneto (difesa dall'avvocato Stefano Arrigo) che per motivi personali non ha potuto presenziare e sarà sentita il prossimo 13 settembre, le altre due indagate, Camilla Rizzardi, 36enne di Revine Lago (difesa dall'avvocato Valentina Sartor), coordinatrice del Grest organizzato dal Campus San Giuseppe di Vittorio Veneto, e Simonetta Da Roch, 55 anni di Vittorio Veneto (difesa dall'avvocato Stefano Pietrobon) che era invece responsabile delle attività, si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Nel tardo pomeriggio è uscita dalla stanza del sostituto procuratore anche Marina Baro, conosciuta come suor Maddalena, 83enne responsabile di tutto il Grest, che non ha però voluto rilasciare dichiarazioni sull'interrogatorio.

La De Martin, assistita dal suo legale, l'avvocato Enrico D'Orazio, ha risposto per circa un'ora facendo delle precisazioni sulle modalità con cui si era svolta l'uscita. «I gruppi- ha spiegato la 19enne - erano distinti. Non esisteva un unico "yellow-green": le sole occasioni in cui i bambini venivano mescolati erano certe attività sportive, ma per le uscite i piccoli erano divisi. Io sono uscita dall'acqua prima del gruppo in cui era Mariia: ho contato tutti i miei 19 bambini e sono salita la bar. Dopo 5 minuti è corsa dentro Martina Paier e mi ha chiesto se l'avevo vista". "In una prima fase - ha proseguito - più passava il tempo dalla sua scomparsa più tutti ci eravamo spaventati, convinti che la piccola potesse essere stata rapita da qualcuno. Dopo circa 20 minuti è arrivata la notizia terribile che l'avevano trovata morta in acqua».

Mariia Markovetska avrebbe fatto parte quindi del gruppo "yellow" e sarebbe entrata nello speccio lacustre insieme agli amichetti. E' a questo punto che la bambina, che secondo quanto riferito dai familari non sapeva nuotare, si sarebbe forse avventurata più al largo, perdendo probabilmente contatto con il fondo del lago, che a pochi metri dalla riva ha una profondità di un metro e settanta.

Martedì prossimo risponderà alla chiamata degli inquirenti Martina Paier, che aveva come incarico quello di seguire proprio il gruppo "yellow" di cui faceva parte la vittima. E c'è già attesa per sapere se deciderà o meno di rispondere alle domande del pm.   
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Morta annegata nel lago, una delle operatrici: «Temevamo fosse stata rapita»

TrevisoToday è in caricamento