Affogata nel Lago di Revine, fra due giorni gli interrogatori delle indagate
Giovedì 8 settembre sfileranno davanti al pubblico ministero, che ha iscritto i loro nomi per omicidio colposo e omessa vigilanza, cinque tra operatrici e responsabili del Grest dell'istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto frequentato da Mariia Markovetska, morta a 7 anni lo scorso 27 luglio
Era arrivata in Italia in cerca di una vita migliore, in fuga dall'Ucraina invasa dai russi: ma il 27 luglio scorso un tragico incidente, avvenuto durante una uscita dal Grest dell'Istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto, ha spento per sempre il suo sorriso. Sulla morte di Mariia Markovestka, annegata nel lago di Revine a soli 7 anni, continuano le indagini della Procura di Treviso che, giovedì 8 settembre, ha convocato tutte e cinque le persone il cui nome è stato iscritto per il reato di omicidio colposo e omessa vigilanza per gli interrogatori. Si tratta di Camilla Rizzardi, 36enne di Revine Lago e Marina Baro, 83 anni di San Polo di Piave, nota come "Suor Maddalena", rispettivamente coordinatrice e responsabile del Grest, accusate di non aver predisposto un servizio di soccorso balneare; con loro sfileranno davanti al pubblico ministero Valeria Peruzzo Simonetta Da Roch, 55 anni di Vittorio Veneto, Martina Paier, 22enne di Vittorio Veneto e Tiffany De Martin, 21 anni di Fregona, alle quali viene riproverato di non essersi accorte tempestivamente dell'assenza dal gruppo di Mariia, che sarebbe entrata con gli amichetti nel lago per fare il bagno.
Mariia sarebbe scivolata in un punto del lago per lei troppo alto e sarebbe stata inghiottita dalle acque, prima che il cadavere venisse avvistato da due turisti sotto uno dei pontili. L'autopsia comunque non esclude il malore, per quanto la piccola, che secondo quanto riferito dal nonno non sapeva nuotare, fosse in perfette condizioni di salute. Per questo sono stati prelevati anche i polmoni, il cuore, alcuni tessuti renali e del fegato e parte della materia cerebrale. Il responso definitivo si avrà fra 60 giorni.
Resta il "giallo" relativo a quanto tempo Mariia abbia trascorso in acqua prima di essere recuperato. L'esame autoptico non può dirlo con certezza ma si tratta di un particolare di non secondaria importanza: da stabilire resta infatti se la bambina sia rimasta vittima dell'incidente mentre era a fare il bagno con gli altri componenti del gruppo o se si sia invece allontanata, prima o dopo le attività, cadendo in un punto in cui non toccava il fondo.