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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Sangue da Treviso alla Francia per curare bimbo colpito da leucemia

Una sacca di sangue cordonale partita dal Ca’ Foncello servirà alle cure di un bimbo francese. La banca del sangue di Treviso terza in Italia

TREVISO Servirà a curare un bambino francese colpito da leucemia acuta, una sacca di sangue cordonale partita dal Ca’ Foncello. Constatata la compatibilità, la sacca nei giorni scorsi è stata tempestivamente inviata al Centro Ematologico di Lille - la città nel nord della Francia - dove è ricoverato il piccolo paziente. Dal 2004, si tratta della diciassettesima donazione di sangue cordonale che dal Ca’ Foncello trova una destinazione.

La Banca del Sangue Cordonale del Ca‘ Foncello di Treviso – conta oltre 1100 sacche ed è la terza in Italia (dopo quelle storiche di Milano e Pavia) accreditata FACT (Foundation for the Accreditation of Cellular Therapy), l'associazione internazionale non profit che rappresenta il riferimento mondiale per tutte le banche del sangue del cordone, sia pubbliche che private. La donazione di cui beneficerà il piccolo francese è solo l’ultima in termini di tempo che viene utilizzata oltre confine. Negli ultimi 11 anni, infatti, di 17 sacche trevigiane utilizzate, solo una è stata destinata ad una struttura italiana, a Firenze. Questo grazie al database inserito nel registro nazionale dei donatori di midollo osseo e sangue cordonale che a sua volta è consociato con quello mondiale.

Grazie alla ricchezza di cellule staminali il sangue contenuto nel cordone ombelicale (il tessuto che lega il neonato alla madre e che dopo il parto viene normalmente eliminato) può essere impiegato, similmente al midollo osseo, nella cura della leucemia e di altre malattie. Con esso può essere salvata una vita quindi grazie al trapianto; le cellule contenute nel sangue cordonale, infatti, sono capaci di generare miliardi di globuli rossi, di globuli bianchi e di piastrine. “Qualsiasi mamma intenda donare il sangue cordonale – spiega il dr. Andrea Frigato, direttore del Centro Trasfusionale – lo può comunicare al proprio ginecologo. Il percorso inizia con un colloquio informativo durante la gravidanza ed un normale prelievo di sangue che la mamma deve fare comunque. Dopo la raccolta dell sangue vengono eseguite tutte le analisi cliniche necessarie secondo parametri di qualità prestabiliti; per i motivi più vari su all’incirca 10 donazioni una sola diventa sacca pronta alla donazione e viene conservata in speciali contenitori a 190 °C sotto zero. Dopo sei mesi la neo mamma viene sottoposta a un semplice controllo per confermare l’assenza di patologie. Dopo ciò il sangue può essere trapiantato e resta a disposizione della banca”.

“La donazione vera e propria - aggiunge il dr. Enrico Busato, direttore della Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Treviso-  avviene al momento del parto. Appena il bambino nasce viene lasciato per un minuto ancora attaccato al cordone ombelicale, come dà indicazioni dell’OMS, e poi si recide il cordone. Solo a questo punto si inizia la raccolta di sangue  Il sangue viene aspirato in un’apposita sacca che verrà poi inviata al Centro Trasfusionale per la verifica del numero di cellule presenti e la sua conservazione nella Banca”. Quest’ultima donazione partita dalla Banca del Sangue Cordonale di Treviso – responsabile il dr. Sergio De Angeli - verso la Francia, conferma che l’area trevigiana si mantiene su un numero di donazioni tra i più alti a livello nazionale. Così come il Centro Donatori Adulti di Midollo Osseo trevigiano (14.000 iscritti)  - lresponsabile la dr.ssa Elisabetta Durante - dove 1 iscritto su 90 ha donato a fronte di una media nazionale di 1 su 120.

“Sicuramente è riconosciuto che sia il sangue cordonale che il midollo osseo raccolto nel nostro territorio ha una varietà genetica più spiccata e composita – sottolinea il dr. Alessandro Dal Canton, Direttore del Dipartimento Interaziendale Medicina Trasfusionale –. Questo fa in modo che soddisfi più facilmente le richieste. Ma per questo successo è stato ed è fondamentale il lavoro svolto dal volontariato di Admor e Adoces e dalle Ostetriche dei vari reparti di Ostetricia.  Garantiscono  una informazione capillare, costante e di ottimo livello. Rinnovano continuamente una cultura della donazione che trova una grande risposta anche grazie alla predisposizione dei cittadini di queste terre”.  

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