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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Biagio di Callalta

Uccide operaia viaggiando contro mano, il pubblico ministero chiede la custodia in carcere

Nel pomeriggio di oggi, martedì 8 febbraio, Ales Gomolj, il 49enne sloveno originario di Capodistria responsabile del tremendo incidente che sabato mattina a Duino (Trieste) è costato la vita a Hutu "Paola" Parasheva, 56enne di origine romena residente a San Biagio, si è presentato davanti al gip per l'udiennza di convalida. L'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere

«Mi dispiace che sia morta una persona». Ales Gomolj, il 49enne sloveno originario di Capodistria responsabile del tremendo incidente che sabato mattina, a Duino (Trieste), è costato la vita a Hutu "Paola" Parasheva, 56enne di origine romena residente a San Biagio e che da un anno lavorava come operaia alla De Longhi di Treviso, si è presentato oggi pomeriggio, martedì 8 febbraio, di fronte al gip di Trieste Marco Casavecchia per la convalida dell'arresto avvenuto subito dopo l'incredibile schianto. L'uomo, entrato in Italia all'altezza del valico di Fernetti, ha imboccato contro mano la superstrada triestina, percorsa a tavoletta, prima di incontrare sulla sua strada la Renault Clio della Parasheva, che stava andando a casa del compagno.

Ales Gomolj, che nell'incidente ha riportato qualche ferita alle costole, quando è arrivato all'ospedale di Trieste era in stato confusionale. «Non sapeva perchè era lì - dice il legale d'ufficio, l'avvocato Massimiliano Speranza - poi gli è stato detto dell'incidente e del fatto che era morta una persona. Si è detto dispiaciuto, poi si è nuovamente chiuso. Stando a quanto mi è stato riferito dal fratello soffre da tempo di una forma di schizofrenia. La malattia mentale gli impedisce di lavorare, tanto è vero che riceve un sussidio dallo stato sloveno. E' seguito dalle autorità sanitarie di Capodistria, che lo avevano affidato a uno psichiatra. Sul perchè Ales Gomolj sia stato in grado anche di prendere la macchina (il giorno dell'incidente si trovava alla guida del mezzo del fratello n.d.r.) si possono al momento fare soltanto congetture. A quello che ne so le "crisi" erano periodiche, inframmezzate da momenti di lucidità».

Al cospetto del gip il 49enne, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, si è presentato con indosso il camice dell'ospedale. «E' - prosegue l'avvocato - una persona con gravi problemi. Non sapeva neppure la ragione per cui era finito davanti ad un giudice, era incerto e confuso. Credo che la prima cosa da fare sia una perizia che stabilisca la sua capacità».

Il pubblico ministero Matteo Trapani ha chiesto per lui la custodia cautelare in carcere per evidente rischio di reiterazione del reato. Il giudice per le indagini preliminari si è riservato la decisione.   

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