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Cronaca San Fior

Avrebbe stuprato la figlia di 13 anni, stangata del giudice: sei anni

L'uomo, un 46enne di origine albanese residente a San Fior, era accusato di avere violentato la ragazzina quando la madre, il sabato mattina, si assentava per lavoro. Su di lui grava il divieto per due anni di avvicinarsi ai luoghi frequentati dai minorenni

E' una autentica stangata quella ricevuta da un operaio 46enne, cittadino albanese, accusato di aver violentato per un anno intero, a cominciare dall'estate del 2019 (quando la ragazzina era solo una tredicenne) e fino allo stesso periodo del 2020, la figlia che ora ha tredici anni. Il giudice per l'udienza preliminare Gianlui Zulian lo ha infatti condannato oggi, 26 maggio,  a sei anni e sei mesi, in abbreviato. Il pubblico ministero Francesca Torri, la termine della sua requisitoria, aveva chiesto (con gli sconti previsti dal rito alternativo) sette anni e sei mesi. Sull'imputato grava anche una provisionale di 15 mila euro (la quantificazione del danno sarà decisa dal tribunale civile) e il divieto per altri due anni di avvicinarsi ai luoghi frequentati dai minorenni.

Secondo l'accusa l'uomo avrebbe instaurato in casa un regime di intimidazione e autoritarismo nei confronti della figlia e di sua madre e avrebbe approfittato della ragazza il sabato mattina, quando la moglie era al lavoro. Bloccata a letto l'avrebbe toccata e persino costretta a consumare dei rapporti completi. «Tu parli troppo, ti taglio la lingua così non parli più» sarebbero state le minacce, che la giovanissima avrebbe anche confermato nel corso dell'incidente probatorio, come anche «Se dici qualcosa alla mamma io ti ammazzo».

Poi, nella primavera del 2020, la verità viene a galla: la ragazzina, quando la madre, stanca di essere maltrattata dal marito, decide di andarsene di casa, sbotta dicendo: «Non mi lascerai mica da sola con quel mostro?». Quindi il racconto della giovane (costituitasi parte civile con l’avvocato Stefania Bertoldi), che in lacrime, svela il segreto che non aveva mai confessato a nessuno.

 In un'ora di arringa difensiva gli avvocati del 46enne (Mario Nordio e Alessandro Canal) hanno sostenuto che la storia sarebbe stata in realtà inventata dalla madre, con la quale avrebbe avuto dei rapporti molto conflittuali causati dal recente divorzio. Inoltre l'uomo (che ha uno scompenso cardiaco e che alla notizia della denuncia da parte della figlia era stato ricoverato in ospedale)  avrebbe anche dei problemi medici che gli impedirebbero di avere dei rapporti completi. Ma il gup aveva respinto la richiesta della difesa di perizia sulle sue condizioni cliniche. Alla fine ha prevalso la tesi della Procura, secondo cui le dichiarazioni della ragazza sono credibili fin nei minimi particolari.  

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