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Cronaca San Vendemiano

Bonifici e ricariche della carta prepagata, impiegata amministrativa accusata di furto

E' iniziato oggi, 17 gennaio, il processo ad A.M, una 43enne di San Fior, accusata di aver "spazzolato" 80 mila euro dai conti della società per cui lavorava come impiegata amministrativa. La donna aveva già ricevuto una decreto penale di condanna per altri fatti, sempre ai danni della stessa ditta, che l'hanno vista impossessarsi di 198 mila euro

Ammonterebbe a 278mila euro la cifra che A.M, una 42enne originaria di Pordenone ma residente a San Fior, avrebbe sottratto a una serigrafia, di cui era dipendente, nel periodo che va dalla fine di giugno del 2017 al febbraio del 2020. Parte offesa è la "Diemme srl", con sede a San Vendemiano.

La donna, in realtà, aveva già chiuso il primo procedimento a suo carico (per appropriazione indebita) relativo alla prima tranche dei "prelevamenti", circa 198 mila euro, con un decreto penale che la condannava a due mesi e 15 giorni di reclusione (con la riduzione prevista dal rito alternativo), oltre a 250 euro di multa. Oggi, 17 gennaio, si è invece aperto il processo (davanti al giudice monocratico) per i fatti più recenti, che riguarderebbero prelievi per 80mila euro, effettuati tra l'ottobre del 2019 e appunto il febbraio del 2020. Il procedimento, in cui la donna è difesa dall'avvocato Paolo Nieri, mentre il titolare della Diemme srl - costituitosi come parte civile - è rappresentato dall'avvocato Patrizia Vettorel, è stato aggiornato a marzo per effetto di un difetto di notifica.

Dopo i primi fatti A.M. era rimasta al lavoro come impiegata amministrativa presso la società ed aveva firmato un accordo secondo cui i soldi - di cui si sarebbe indebitamente appropriata - sarebbero stati prelevati dalla sua busta paga fino alla concorrenza dei 198 mila euro. La 43enne, che aveva accesso al conto corrente della "Diemme", avrebbe effettuato bonifici alla propria banca e avrebbe utilizzato una parte del "gruzzolo" per effettuare ricariche su una carta prepagata e a lei intestata.

Più articolata invece la tecnica utilizzata per "spazzolare" gli 80 mila euro. Ad A.M. infatti il titolare della serigrafia avrebbe consegnato la chiavette utilizzate per operare sui rapporti bancari di volta in volta. La donna, chiamata a pagare gli stipendi degli altri dipendenti, avrebbe però fatto delle operazioni cumulative, visibili solo se si faceva "esplodere" la pratica, e inserito il proprio conto conto corrente fra queste.

«Ho il vizio del gioco - avrebbe detto l'imputata - ed è per questo che mi sono impossessata del denaro». Il processo, originariamente instaurato per il reato di appropriazione indebita, era stato riqualificato dal gup Piera De Stefani in furto.

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