Scandalo case popolari, ecco come i rom "conquistavano" gli alloggi
Pagavano un tangente a mediatori, che poi avrebbero "unto" i colletti bianchi dell'ufficio di Ca' Sugana perché le assegnazioni, che avvenivano in emergenza abitativa, venissero proporogate
Avrebbero pagato pagato una vera e propria "tangente" ad un gruppo di mediatori, oltre a "ungere" alcuni dei “colletti bianchi” dell'ufficio casa del Comune di Treviso, di cui il dirigente era Stefano Pivato, indagato insieme ad un trentina di persona (tra cui 4 colleghi) per corruzione e abuso in atti d'ufficio. Questo il giochino tramite il quale nuclei famigliari di etnia rom riuscivano a continuare a stare, ben oltre l'anno previsto dall'emergenza abitativa, dentro alle case che il Comune, secondo quanto stabilito dalla legge regionale, metteva a disposizione di chi non poteva più permettersi di avere un affitto o pagare un mutuo. Tutte persone con sfratti esecutivi o a cui veniva tolta la proprietà dell'immobile con provvedimento, divenuto esecutivo, di pignoramento.
Il meccanismo, che sarebbe stato svelato dall'inchiesta in corso coordinata dal sostituto procuratore Gabriella Cama, avrebbe previsto che i nuclei, una volta entrati nelle case popolari ( avrebbero beneficiato anche quelli che vivevano all'interno di roulotte) avrebbero pagato i "passacarte" affinché venissero confermate le indicazioni contenute nell'articolo 25 della legge regionale, quella che fissa i criteri. Le assegnazioni d'emergenza avrebbero dovuto essere per dodici mesi ma se nel tempo le condizioni della famiglia non si fossero modificate l'alloggio sarebbe stato concesso in proroga.
La situazione economica e quella sociale dei richiedenti veniva esaminata dagli assistenti sociali, che stilavano un relazione; ed è qui che i mediatori avrebbero "agevolato" le pratiche, corrompendo (nelle ipotesi investigative) Pivato e gli altri dipendenti comunali che erano membri della commissione interna che doveva esprimersi sui vari casi. Se queste carte esistano sarà la magistratura ad appurarlo: Garbin e gli altri, che sarebbero stati visti più volte presentarsi all'ufficio casa, avrebbero però non solo preso denaro o oggetti preziosi dai rom ma si sarebbero assicurati che, in cambio di qualche "regalo", anche i dipendenti dell'ufficio casa avrebbero mantenuto gli assegnatari all'interno dei recinti dell'articolo 25.