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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Scuole: il Veneto mette un tetto agli studenti stranieri, non potranno essere più del 30%

Dall'anno scolastico 2018-2019 il numero di studenti stranieri all'interno delle classi venete non potrà superare il 30% del totale. Una decisione destinata a far discutere

TREVISO La Giunta regionale del Veneto ha approvato, nelle scorse ore, i criteri guida per dimensionare la rete delle scuole e organizzare l’offerta formativa nel territorio della regione per il prossimo anno scolastico 2018-19. 

“La salvaguardia delle scuole dell’obbligo nei piccoli paesi di montagna, nelle isole e nelle realtà a maggior dispersione abitativa, la razionalizzazione delle dirigenze d’istituto con dimensionamento massimo sino a 1400 alunni, il tetto del 30 per cento di alunni stranieri in classe e l’integrazione tra offerta scolastica e percorsi di formazione professionale sono i principi  ‘cardine’ delle linee guida adottate in Veneto”, anticipa l’assessore regionale alla scuola. “Una buona programmazione – aggiunge l’assessore - deve essere fatta con congruo anticipo, nel rispetto delle esigenze delle comunità locali e con il coinvolgimento attivo di tutti i partners istituzionali: Ufficio scolastico regionale, Province e Città metropolitana, Comuni e Unioni montane, prevedendo anche, come nel nostro caso, la possibilità di correggere in corsa la traiettoria, per eventuali e particolari esigenze formative che si dovessero manifestare. Il buon governo della scuola richiede rispetto dei tempi necessari per la programmazione e delle esigenze dei territori”.

Nel dettaglio, il piano di dimensionamento della scuola veneta per il 2018-19 prevede, che pur in quadro numerico di iscrizioni decrescenti per effetto del calo delle nascite, nessun plesso di montagna venga chiuso;  nessuna chiusura neanche nelle aree a bassa densità demografica, come laguna e delta del Po. Il ricorso alla flessibilità in deroga al limite minimo di alunni iscritti e le compensazioni tra scuole a livello provinciale consentiranno alle scuole dei piccoli comuni montani e delle isole di istituire classi anche di soli 10 alunni. Le direzioni seguiranno invece un criteri di razionalizzazione: non meno di 600 alunni per istituzione scolastica (soglia che si abbassa a 400 per le aree montane e ad analoga fragilità demografica e territoriale), con livello tendenziale assestato attorno ai 900 iscritti e con la possibilità di raggiungere anche i 1200 o 1400 iscritti per gli istituti comprensivi nelle aree metropolitane o quelli di secondo grado che prevedano laboratori, officine e beni strutturali di alto valore tecnologico o artistico.

Nella composizione delle classi la presenza degli alunni stranieri non dovrà superare il 30 per cento “al fine di garantire la possibilità di una vera integrazione”, commenta l’assessore. Alcune possibilità di deroga sono previste a favore degli  alunni stranieri nati in Italia o per ragioni di continuità didattica o di organizzazione della scuola. Anche la presenza di Centri per l’istruzione degli adulti (CPIA) viene limitata al numero di 7, uno per ogni provincia. Nel programmare l’offerta formativa, l’eventuale attivazione di nuovi indirizzi dovrà risultare compatibile con gli spazi scolastici e coerente con l’offerta formativa esistente,nonchè con le esigenze e le opportunità del territorio. “Abbiamo stabilito, inoltre – aggiunge l’assessore –  di eliminare gli indirizzi e i percorsi di formazione professionale che non sono più stati attivati dal 2015, cioè per tre anni consecutivi Inoltre, eventuali nuovi corsi o indirizzi di formazione professionale dovranno passare al vaglio della Commissione di distretto formativo”.

Il piano di dimensionamento scolastico e di programmazione dell’offerta formativa sarà presentato alle Province e alla Città metropolitana entro il 23 settembre e sarà approvato dalla Giunta, previo ascolto delle istituzioni interessate entro il prossimo 29 dicembre.

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