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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Autopsia di Sofiya: sul corpo segni di botte e bastonate

Nessun segno di armi da fuoco o coltellate durante l'autopsia svolta dal dottor Alberto Furlanetto. Ora serviranno ulteriori esami clinici per scoprire la causa e la data della morte

TREVISO Non è stata uccisa con armi da fuoco o armi da taglio. Sofiya Melnyk, l'interprete 43enne ucraina, il cui corpo è stato rinvenuto nella giornata della Vigilia di Natale, in un bosco lungo via Cadorna a Romano d'Ezzelino, potrebbe essere stata strangolata o uccisa a botte, forse a bastonate, e poi abbandonata dal suo assassino. Per avvalorare questa tesi serviranno altri accertamenti clinici, esami radiografici e istologici ma anche una tac a cui la salma è stata già sottoposta per evidenziare eventuali traumi interni. Serviranno almeno due mesi per avere un responso definitivo.

Queste le principali novità emerse nel corso dell'autopsia svolta sul cadavere della donna dall'anatomopatologo Alberto Furlanetto: il primo passo, quello dell'identificazione, è stato possibile grazie alla comparazione con la schermografia dentaria della donna, il cui corpo era in avanzato stato di decomposizione, devastato dai morsi degli animali nel bosco. Lo scheletro, trapela, sarebbe stato integro e non sarebbero emerse fratture ma il cadavere presentava evidenti segni di contusione, forse frutto di percosse o dovuti alla caduta nel burrone in cui è stato gettato. Ematoni e lesioni sarebbero compatibili con colpi portati con corpi contundenti come un bastone o calci.

Il consulente tecnico del pubblico ministero Giulio Caprarola ha chiesto due mesi di tempo, così come l'entomologo Stefano Vanin che cercherà, attraverso l'analisi di larve e uove di insetti, di datare la morte della donna per capire da quanto tempo il corpo sia stato abbandonato. All'esame hanno assistito anche i consulenti della famiglia di Daniel Pascal Albanese, il 50enne che conviveva con Sofiya e che si era suicidato dieci giorni dopo la sua sparizione.

Conferito ieri l'incarico per eseguire le perizie sui cinque pc, sette hard disk, un tablet, due navigatori satellitari e due smartphone che sono stati ritrovati e sequestrati all'interno dell'abitazione in cui viveva la coppia.

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