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Cronaca Santa Bona

Carceri, Osapp denuncia: anche Santa Bona tra i sovraffolati

L'Osapp denuncia ancora una volta la situazione invivibile nelle carceri italiane. Tra i penitenziari sovraffollati anche quello di Treviso, con il 119 per cento di detenuti eccedenti

Una situazione ormai insostenibile quella denunciata dall'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. Su 210 penitenziari, 76 sono quelli in cui è arrivato "oltre ogni limite". E Treviso non fa eccezione.

Secondo quanto riferito dall'Osapp in 16 istituti di pena i detenuti sono ormai "più del doppio dei posti disponibili, mentre in altri 60, ogni due posti letto, se ne deve aggiungere almeno un terzo, spesso costituito da un materasso per terra".

La nota di allarme è stata inviata dall'Osapp anche ai Gruppi Parlamentari di Camera e Senato. Il record assoluto del sovraffollamento è registrato a Brescia, con una presenza detentiva di oltre il 169 per cento superiore alla capienza: 555 detenuti per 206 posti, equivalenti a 5,2 detenuti ogni 2 posti.

Il carcere trevigiano di Santa Bona sfora del 119 per cento la propria capienza massima, insieme ad Ancona. Le altre maglie nere vanno a Busto Arsizio (+150 per cento), Vicenza (+138 per cento), Milano S.Vittore e Reggio Calabria (+136 per cento), Como (+133 per cento), Taranto (+130 per cento), Bologna (+122 per cento), Pesaro (+115 per cento), Pisa (+114%), Firenze 'Sollicciano' (+105 per cento), Locri (+103 per cento), Catania 'Bicocca' e Lecce (+101 per cento).

Il problema, un tempo prerogativa dei penitenziari del Nord Italia per una maggiore presenza di detenuti extracomunitari, ora si è progressivamente esteso alle regioni del Centro e del Sud. La Puglia, denuncia l'Osapp, è quella che soffre di più, con l'84 per cento di detenuti eccedenti i posti disponibili.

Seguono la Calabria (+60 per cento), le Marche (+47 per cento), il Lazio (+40 per cento), la Campania (+38 per cento) e la Sicilia (+33 per cento). Un fenomeno, spiega l'Osapp che in molti casi è "segno di una maggiore presenza detentiva legata alle associazioni criminali e, quindi, di crescenti rischi per il personale di polizia penitenziaria che vi opera in scarsità di organici, di mezzi e di risorse".

"Nonostante gli allarmi, i gravi episodi quotidiani e i costanti appelli che lanciamo da tempo non giungono segnali significativi dalla Guardasigilli Severino - lamenta il segretario Leo Beneduci - probabilmente e come i precedenti Ministri della Giustizia, maggiormente indaffarata nei confronti di 10.000 magistrati che assillata dalle sorti di 110.000 donne e uomini che nel carcere vivono, operano e purtroppo, a volte, muoiono".

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