Sequestro e botte ad un 45enne, la Cassazione conferma la condanna
Angelo Maccarone, 25enne di Maddaloni (Caserta) e il compaesano Nunzio Tedesco, 23 anni, erano stati ritenuti colpevoli dei reati di rapina pluriaggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate ai danni di un elettricista di Breda di Piave
Lo hanno picchiato, derubato e tenuto in ostaggio perchè volevano che lui rivelasse i codici del bancomat. Per Angelo Maccarone, 25enne di Maddaloni (Caserta) e per il compaesano Nunzio Tedesco, 23 anni, la condanna a 4 anni di reclusione, inflitta loro dal gup di Treviso in abbreviato e confermata il 18 marzo del 2021 dalla Corte d'Appello di Venezia, è diventata definitiva. La Corte di Cassazione ha infatti respinto il ricorso dei due ragazzi, giudicati colpevoli dei reati, commessi in concorso, di rapina pluriaggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate.
La vittima, un elettricista 45enne di Breda di Piave, era stata sequestrata il 23 settembre del 2019 nel parcheggio della Odissea di Spresiano. Intorno alle 4 del mattino l'uomo stava riposando nella sua macchina prima di tornare a casa, dopo una serata all'interno del club, quando i due giovani inizialmente gli hanno chiesto un passaggio. Vedendo però che non c'era modo di convincere il trevigiano (che non li conosceva), lo hanno aggredito e si sono fatti consegnare le chiavi, il cellulare e il portafogli
Uno dei ragazzi si è messo al volante dell'auto del 45enne, l'altro si è invece seduto dietro insieme alla vittima. Hanno guidato a lungo, almeno una trentina di chilometri, fino a Caposile e qui hanno deciso di fermarsi nelle vicinanze di un bar. Per gli investigatori i sequestratori volevano sapere i codici delle carte per raggiungere una banca e prelevare.
Fortunatamente un passante si è accorto di ciò che stava accadendo e ha lanciato l'allarme. I militari, raggiunta l'auto, hanno raccolto dalla vittima una veloce descrizione dei due sequestratori e non molto distante li hanno fermati, mentre vagavano a piedi dopo aver abbandonato il bottino. Gli Ermellini rilevano che la corte territoriale, con motivazione congrua e coerente, ha confermato la ricostruzione del fatto operata dal Giudice di primo grado, senza che con essa il ricorso si sia confrontato, se non in termini di assoluta genericità.