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Cronaca San Fior

Stalkerizza la sorella per l'eredità del padre, Andrea Dan finisce a processo

Oggi l'uomo, 57enne presidente dell'associazione "Manuela per la Sicurezza stradale" (intitolata alla memoria della figlia, morta a sei anni il 6 febbraio del 1998 a Codognè in un incidente) che si batte in favore della sicurezza stradale, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aver perseguitato la donna per questioni di denaro

Dieci anni fa avrebbe perseguitato il padre, "reo" di non aver diviso, all'atto di fare testamento, in maniera equa i suoi averi. Poi, una volta morto il genitore, ha deciso di prendersela con la sorella, che abita nella casa a fianco della sua. Nuovi guai con la giustizia per Andrea Dan, notissimo presidente di "Manuela per la Sicurezza stradale", l'associazione intitolata alla memoria della figlia, morta a sei anni il 6 febbraio del 1998 a Codognè in un incidente, che si batte in favore della sicurezza stradale. Dopo il processo iniziato nel gennaio di quest'anno e in cui Dan è imputato di guida in stato di ebbrezza, oggi 26 maggio il 57enne è stato rinviato a giudizio con l'accusa di stalking. Il dibattimento (in cui l'uomo è difeso dall'avvocato Stefano Pietrobon) inizierà il 18 aprile del 2023.

Secondo le accuse, formulate dal pubblico ministero Mara De Donà, alla base dei dissapori con la sorella ci sarebbero stati i soldi dell'eredità lasciati dal padre, la bellezza di mezzo milione di euro. Dalla fine del 2019 e fino ai primi mesi del 2021, Dan si sarebbe quindi reso protagonista di una campagna di stalking ai danni della sorella (costituitasi parte civile difesa dall'avvocato Paolo Pastre), fatta di appostamenti di fronte alla casa della donna, praticamente quotidiani. Lei, sposata e madre di due figli, di cui un ragazzino minore, avrebbe subito danneggiamenti alle piante di casa, oltre a ricevere svariati insulti che l'uomo avrebbe proferito stazionando di fronte al cancello dell'abitazione, che dà direttamente su una via pubblica e molto trafficata.

«Siete dei ladri - avrebbe detto il 57enne - e anche dei banditi. Avete un credito con me, e lo sapete, avanzo i soldi dell'eredità di mio padre. Voglio quello che mi spetta». Tutto, peraltro, sarebbe avvenuto malgrado in passato la parente, per calmare le acque, gli avesse ceduto un vasto appezzamento di terra di sua proprietà. Il risultato è stato che la donna, spaventata e preoccupata non soltanto per la propria incolumità ma soprattutto per i figli, si è vista costretta a cambiare molte delle sue abitudini di vita, a partire dal fatto di non uscire più di casa sua da sola per il timore di incontrare il fratello.

Dan è implicato anche in una vicenda che lo vede sul banco degli accusati per guida in stato di ebbrezza. Lo avevano trovato incosciente, il 23 ottobre del 2018 a San Vendemmiano, seduto sul lato del passeggero, la macchina semidistrutta dopo essere uscita di strada ed aver impattato contro una recinzione. E nonostante avesse sostenuto di non essere stato alla guida, non solo gli è stata ritirata la patente ma è finito a processo. 

Secondo il 57enne alla guida del veicolo ci sarebbe stato un giovane magrebino che, alcune ore dopo, si è presentato in pronto soccorso con le ferite provocate dall’incidente e che sarebbe stato denunciato da Dan per violenza privata, sequestro di persona e omissione di soccorso. l pubblico ministero Davide Romanelli ritiene però che Dan sarebbe stato il guidatore e solo in un secondo momento si sarebbe seduto sul sedile accanto. A provarlo le tracce del suo sangue rinvenute sul volante.
 

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