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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Inchiesta sui tamponi rapidi, fissata l'udienza preminare. Zaia: «Totale fiducia nella magistratura»

Roberto Rigoli è imputato anche di depistaggio, per aver fornito agli investigatori "documentazione fasulla" sulla validità dei test, che altri suoi colleghi invece definivano poco attendibili

Sull'inchiesta riguardante i tamponi rapidi acquistati da Azienda Zero tra la prima e la seconda ondata della pandemia, i due indagati, Roberto Rigoli e Patrizia Simionato, compariranno il prossimo 12 dicembre davanti al giudice per l'udienza preliminare Maria Luisa Materia.

Procura

Secondo la magistratura padovana, infatti, sarebbe stato alterato il procedimento amministrativo di affidamento diretto, gestito da Azienda Zero, alla società Abbott Srl di Milano, per una fornitura di 480 mila test rapidi, avvenuta in due tranche nell'agosto e nel settembre 2020, per un importo totale di 2.160.000 euro. Il professor Roberto Rigoli è così imputato anche di depistaggio, per aver fornito agli investigatori "documentazione fasulla" sulla validità dei test, che altri suoi colleghi invece definivano poco attendibili. Per questo nei mesi scorsi si sono aperte aspre polemiche tra professionisti del settore. Non si può però non ricordare ad esempio come la posizione di Rigoli sia stata in totale contrapposizione con quella del collega microbiologo, il professor Andrea Crisanti che per aver messo in dubbio la validità dei test antigenici difesi invece da Rigoli e in particolare anche dalla Regione, in primis il Presidente Luca Zaia, è stato attaccato duramente. 

Simionato

Secondo le accuse Patrizia Simionato sarebbe stata consapevole che l’iter per verificare l’idoneità di quei test non era stato rispettato ma nonostante questo Azienda Zero ugualmente decide di acquistare in due tranche, senza gara, dalla ditta Abbott quasi 500 mila kit, per costo più di 2 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, l’idoneità necessaria non era stata verificata. Una decisione che, sempre secondo l'accusa, avrebbe penalizzato altre ditte che avevano presentato offerte.

Crisanti

Come abbiamo già ricordato la vicenda giudiziaria ha avuto origine proprio da un esposto del prof. Andrea Crisanti. Il microbiologo  ha infatti messo dubbio la precisione dei test rapidi antigenici per Covid- 19 dell’azienda Abbot, ricordando che la stessa produttrice del test avvertiva che il margine di errore che poteva arrivare al 30%. 

Reati

I reati per i quali è stata richiesta la promozione dell’azione penale sono costituiti dal concorso tra i due indagati nel falso ideologico in atto pubblico (artt. 110, 479 CP) mediante il quale è stato alterato il procedimento amministrativo di affidamento diretto da parte del1’Azienda Zero alla Abbot SRL di Milano della fornitura complessiva di 480.000 test rapidi (in 2 tranches, nell’agosto e settembre 2020) per il corrispondente importo totale di C. 2.160.000 (artt. 110, 353 CP).

Zaia: «Massima fiducia nella giustizia»

Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, commenta così la vicenda: «Piena fiducia nell’operato della magistratura per cui ho il massimo rispetto. Spero solo venga fatta chiarezza il prima possibile perché il dottor Rigoli non merita una gogna, lo conosco da 30 anni e avrà modo di dimostrare tutto quello che sa sulla vicenda. Ricordo - conclude Zaia - che i tamponi oggetto dello scandalo sono stati usati non solo in Italia ma anche in tutto il resto del mondo».

Benazzi e Bernardi

«Massima fiducia verso il dottor Rigoli sia come uomo che come professionista – aggiunge il direttore generale dell’Ulss 2 di Treviso, Francesco Benazzi - Come auspicato dal presidente Zaia, confidiamo nel lavoro della magistratura e speriamo che questa vicenda possa risolversi nel più breve tempo possibile». Inizialmene nell'inchiesta era stato coinvolto anche il primario del Pronto Soccorso di Treviso, il professor Enrico Bernardi, che aveva dapprima confermato la versione di Rigoli ma che in seguito ha ritrattato. La sua posizione è stata così archiviata.

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