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Cronaca Castelfranco Veneto

Tenne per sé le compensazione dell'Inps, imprenditrice prosciolta perchè il fatto non ha rilevanza penale

La donna era accusata di essersi trattenuta gli 11 mila euro per la maternità di una dipendente. Ma la violazione effettiva è risultata sotto la soglia della punibilità

Assolta perchè il fatto non è reato per la legge. E' finito così, con il proscioglimento dell'imputata, il processo a B.S., imprenditrice di Castelfraco Veneto che tra il 2013 e il 2015 avrebbe trattenuto per sé il denaro relativo alle  compensazioni Inps riferite al periodo di maternità di una dipendente. Il Tribunale di Treviso, davanti al quale la donna era comparsa per rispondere del reato di indebita percezione di erogazioni da parte dello Stato, ha stabilito che le somme effettive erano inferiori alla soglia di punibilità e non rappresentavano quindi un illecito penale.

Il processo a B.S. era passato dal giudice monicratico al collegio: il difensore, l'avvocato Simone Guglielmin, aveva infatti eccepito che il reato di indebita percezione di erogazioni a carico dello Stato dovesse essere affrontato in sede collegiale.  Al giudice Carlotta Brusegan, il 30 ottobre del 2020, erano occorsi  50 minuti di camera di consiglio per decidere di rispedire gli atti al pubblico ministero, che aveva rimesso il procedimento all'udienza preliminare.

La storia risale al 2017, quando nell'azienda di B.S, 50enne di Castelfranco, venne effettuato un controllo da parte degli ispettori del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Quello che emerse era che la donna non avrebbe versato alla dipendente dieci mesi di indennità per la maternità, prima obbligatoria e poi facoltativa, ma per contro avrebbe trattenuto per sé gli 11mila euro di cui ha chiesto compensazione all'Inps.  Una verità venuta alla luce anche grazie alla testimonianza della lavoratrice che una volta scattate le indagini ha confermato di non aver preso neppure un euro di quanto la datrice di lavoro aveva invece inserito nella busta paga dei mesi tra ottobre del 2013 e febbraio del 2015, periodo in cui la lavoratrice risultava, per l'Inps, in maternità. Pur documentato quel denaro non era però mai stato erogato: e quando l'istituto di previdenza ha corrisposto all'azienda il conguaglio i soldi sarebbero semplicemente "scivolati" nelle tasche della titolare.  
 

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