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Cronaca

Fallimento del Centro Tom, tre dirigenti agli arresti domiciliari

La Cassazione ha confermato la misura nei confronti dei manager accusati di bancarotta e fatture false. In precedenza la guardia di finanza aveva eseguito il sequestro di beni per quasi 7 milioni di euro

La Guardia di Finanza, su delega della procura, ha eseguito nella giornata di ieri una misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di tre persone indagate per reati connessi al fallimento dell'ex centro Tom di Santa Maria di Sala. Si tratta di Massimiliano Riolfo, Renato Celotto e Luigi Ardizzoni, che si susseguirono alla guida del centro commerciale poco prima del fallimento della società, dichiarato nel 2021.

La misura cautelare era stata inizialmente rigettata dal gip, decisione poi impugnata dalla procura e rivista dal tribunale del riesame, che nel giugno 2022 aveva disposto sia una serie di sequestri (per un totale di circa 7 milioni di euro), sia gli arresti: per l'esecuzione, però, si è dovuto attendere la conferma dalla Corte di cassazione, arrivata nei giorni scorsi. Tra i beni sequestrati ci sono 11 immobili nelle province di Venezia, Udine e Treviso, nonché auto di lusso, quote societarie e disponibilità finanziarie.

Gli arresti seguono l'indagine del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia, che ha permesso di raccogliere «plurimi e circostanziati elementi indiziari a carico degli amministratori dell’impresa che gestiva il centro commerciale»: in sostanza, reati di carattere societario e tributario che vanno dalla bancaratta (aggravata dalla transnazionalità) alle fatture false per operazioni inesistenti, all'autoriciclaggio. Dagli accertamenti era emerso che i presunti responsabili avrebbero letteralmente "svuotato" il centro commerciale, ottenendo profitti illeciti con varie modalità: soldi che sparivano senza giustificazioni, merce venduta a terzi incassando personalmente i guadagni, fatture per operazioni inesistenti e bilanci falsi.

Le difficoltà economiche del centro Tom erano iniziate anni fa. Gli entusiasmi per l'acquisto da parte del sedicente emiro Yousef Al Bahar, nel 2016, si erano spenti quasi subito. Nei fatti non c'era stato alcun rilancio. Nel 2018, come si legge nella sentenza di fallimento, «la fusione della Dubai holding nella Tommasini spa, poi Tom Village, doveva portare nel conto della Emirates Ndb di Dubai quasi 8 milioni di euro, che però non arrivarono mai». Il manager era rimasto di fatto Massimiliano Riolfo, al quale subentrò Renato Celotto, seguito, fino al 2020, da Luigi Ardizzoni, poco prima del fallimento dichiarato nel corso della gestione di Jimmy Greselin (febbraio 2021). Nel frattempo il "buco" si era ingrandito, arrivando a decine di milioni di euro.

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