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Cronaca

Truffe Veneto Banca, il 12 febbraio ci sarà l'udienza preliminare

Il secondo filone di indagine per il crac della ex popolare arriva davanti al gup di Treviso ad inizio del prossimo anno. Sono cinque gli indagati, fra cui l'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, per i quali la Procura chiede il rinvio a giudizio. Quasi

Sono potenzialmente oltre 200 mila i risparmiatori che sarebbero stati truffati da Veneto Banca tra il 2012 e il 2014 e pronti a costituirsi come parte civile nel procedimento che inizierà il prossimo 12 febbraio del 2022 davanti al gup di Treviso. I sostituti procuratori Massimo De Bortoli e Gabriella Cama si accingono quindi a chiedere il rinvio a giudizio per Vincenzo Consoli, ex amministrare delegato e poi direttore generale di Veneto Banca, Mosè Fagiani, all’epoca condirettore generale e responsabile area commerciale, Renato Merlo, responsabile della “Direzione centrale Pianificazione - Controllo”, Andrea Zanatta, funzionario preposto tra l'altro alla determinazione del prezzo delle azioni e Giuseppe Cais, che della ex popolare di Montebelluna era stato il responsabile della pianificazione. Nei loro confronti la Procura ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

Chiesta l'archiviazione invece nei confronti del dirigente preposto alla redazione dei libri contabili societari Stefano Bertolo, dell'ex responsabile della Direzione Centrale Compliance Massimo Lembo, di Cataldo Piccarretta, che di Veneto Banca era stato il direttore dell'Area Mercato Italia e dell'ex presidente Flavio Trinca

Per i pubblici ministeri trevigiani i vertici di Veneto Banca erano tutti a conoscenza del fatto che «la società si trovava in una situazione patrimoniale e finanziaria assai critica» eppure il valore delle azioni era ampiamente sovrastimato di almeno il 40% quantomeno a decorrere dal 2012. Il danno netto provocato alla clientela viene stimato a 107 milioni e 572 mila euro. I magistrati ipotizzano inoltre che i cinque avrebbero fatto sì che il personale direttivo e impiegatizio delle filiali di tutto il gruppo - che però secondo i magistrati era inconsapevole del reale valore dei titoli azionari e obbligazionari proposti ai clienti e della reale situazione finanziaria della banca - ponesse in essere nei rapporti con la clientela artifici e raggiri consistiti nel proporre l'investimento come sicuro spesso a persone non in grado, per livello di istruzione, per età avanzata o per tipologia di professione, di valutare correttamente il rischio. Inoltre in alcuni caso sarebbero state apposte sulla documentazione inerente l'acquisto di titoli firme dei clienti che però sarebbero risultate essere false.

Ma sul procedimento pende la spada di Damocle della prescrizione . Secondo i difensori degli imputati, infatti, il reato contestato si sarebbe già prescritto, mentre per la Procura i tempi si calcolarebbero dalla messa in liquidazione della  banca,  avvenuta nell'estate del 2017 e quindi ci sarebbe tutto il  tempo (fino a fine 2024) per celebrare il processo di primo  grado, utile ai risparmiatori per la richiesta dei risarcimenti in sede  civile.
 

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