A processo per stalking fa consegnare in Tribunale una pianta alla presunta vittima
Il divertente siparietto è avvenuto nel corso del procedimento nei confronti di uomo di 66 anni di Treviso, affetto da disturbo bipolare, accusato di aver perseguitato la cassiera di un supermercato di Fiera
Lettere d'amore, frasi sdolcinate ma soprattutto fiori, tanti fiori mandati almeno una volta alla settimana sul posto di lavoro di lei. Quattro mesi di vero e proprio tormento che sono valsi all'uomo, un 66enne di Treviso, l'arresto, avvenuto nel novembre del 2021, per stalking (in flagranza di reato) e un processo iniziato ieri, 14 settembre, con un colpo di scena.
Ad un certo punto infatti, fuori dall'aula, si sente del baccano tanto che il giudice Iuri De Biasi ha chiesto di accertare che cosa stesse succedendo. Con grande sopresa di tutti c'era un fioraio con una grande pianta in fiore da consegnare alla presunta vittima. «Ma è stato lei?» ha chiesto basita il difensore, l'avvocato Letizia Parpinel all'uomo. Che, facendo un sorriso, ha risposto semplicemente: «Ops...si, sono stato io».
Non è questa, comunque, l'unica stranezza del procedimento nei confronti del 66enne, seguito dai servizi socio-sanitari perchè paziente affetto da un grave disturbo bipolare. Nel corso dell'udienza di ieri la giovane donna, una 24enne italiana cassiera in un supermarket di Fiera, ha detto di aver ricevuto non molto tempo fa anche delle telefonate da un numero che non era in grado di riconoscere ma di aver però distintamente sentito la voce di quell'uomo, che si presentava anche cinque volte al giorno pur di vederla tanto da costringerla, per oaura, a farsi accompagnare e venire a prendere al lavoro dal ragazzo o dai familiari. Il giudice ha quindi disposto che il numero di cellulare venisse chiamato e l'anziano, come se nulla fosse, ha risposto tranquillamente.
Nei confronti del 66enne il capo di imputazione è stato quindi riqualificato in stalking continuanto. L'avvocato della ragazza, costituitasi come parte civile, ha chiesto un inasprimento della misura cautelare, trasformata da custodia in carcere in divieto di avvicinamento e contatto. Il 3 ottobre prossimo è attesa la decisione del giudice e l'anziano rischia di finire nuovamente dietro le sbarre o di andare agli arresti domiciliari.
«Sei mia, tu sei mia moglie» scriveva l'anziano in biglietti lasciati alla cassa dove lavorava lei. Comportamenti di cui ha provato, modo suo, a dare spiegazione nel corso della deposizione. «Io sono una persona molta religiosa - ha detto al giudice - e lei è una santa, io la adoro come dovrebbero fare tutti. E' come la Madonna».