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Cronaca

Giovane indagato per maltrattamenti: «Incapace di intendere e volere»

Alessandro Zangrando, 25enne di Treviso, era stato arrestato il 29 luglio scorso dopo una violente lite con il padre e la madre. Secondo la perizia però il ragazzo non era in possesso della sue facoltà a causa di problemi di personalità

Era incapace di intendere e volere quando, nel corso del 2020 e al momento dell'arresto, il 29 luglio scorso, ha aggredito i genitori. Questa il contenuto della perizia redatta dal consulente psichiatrico del Tribunale su Alessandro Zangrando, il giovane 25enne di Treviso, in regime di custodia cautelare nel carcere di Santa Bona, accusato di maltrattamenti familiari, lesioni e resistenza. Il responso è arrivato oggi, venerdì 15 gennaio, nel corso dell'incidente probatorio che si è svolto davanti al gip Piera De Stefani.

A fine luglio scorso, durante l'ennesimo scontro con la madre e il padre, il 25enne, che esigeva soldi per comperare dosi di stupefacente e soprattutto dare sfogo alla sua ludopatia, colpì la mamma con un poderoso schiaffo, facendola cadere e battere violentemente il viso su uno scalino di casa. La donna aveva riportato una ferita lacero-contusa alla faccia, oltre ad un trauma dell'emivolto sinistro causato dalle botte. Di seguito si era accanito sul padre, intervenuto a protezione della moglie. «Ti ammazzo - avrebbe detto - e ti vedrò morire lentamente. Sei una figlio di..., giuro che ti ammazzo e poi vado Santa Bona».

Successivamente avrebbe rivolto la propria rabbia nei confronti dei poliziotti, intervenuti perché chiamati dalla sorella, cercando di afferrare la pistola di una degli agenti urlando: «Dammi la pistola, dai dammi la pistola, ammazzami, non voglio vivere con i miei genitori, sono delle m..., ho quasi ammazzato mia madre stasera, ammazzami o portami a Santo Bona».

«La perizia dello psicologo - spiega il suo legale, l'avvocato Helga Lo Presti - ha messo in luce che il ragazzo soffre di svariati problemi di personalità. Questo lo porta ad avere un bisogno irrefrenabile, direi quasi compulsivo, al gioco e all'assunzione di stupefacenti, di cui non è però un consumatore abituale abitale. La condizione in cui si trova, probabilmente già da molti anni se non da sempre, lo spinge poi ad avere reazione violente, che si sono tradotte con le aggressioni ai familiari. Non si tratta di un delinquente, ma di una persona che ha bisogno di essere aiutata»

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