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Cronaca

Processo Veneto Banca, l'appello dell'avvocato difensore: «La fase istruttoria è stata celebrata inutilmente»

Ermenegildo Costabile, legale di Vincenzo Consoli, condannato a quattro anni in primo grado per falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, in centodue pagine motiva il ricorso ai giudici veneziani. «Oscurate le molteplici e convergenti emergenze a favore della difesa che sono giunte da tutta una serie di testimoni ascoltati in dibattimento»

E' di centodue pagine il ricorso presentato alla Corte d'Appello di Venezia da Emernegildo Costabile, legale di Vincenzo Consoli, l'ex amministratore delegato prima e poi direttore generale di Veneto Banca, che il 4 febbraio scorso è stato condannato a 4 anni anni di reclusione per la vicenda legata al crac della ex popolare, finita in amministrazione coatta amministrativa nel luglio del 2017. La data non è ancora stata fissata ed è certo che almeno un reato (il falso in prospetto) è già andato in prescrizione mentre il secondo - l'ostacolo alla vigilanza - verrà spazzato via dallo scorrere del tempo nell'agosto del prossimo anno.

«La fase istruttoria è stata celebrata inutilmente - scrive il difensore nell'atto di appello - perché nella motivazione non ha trovato spazio la valutazione della prova formata nel giudizio, schiacciata da quella precostituita su cui fa affidamento il Tribunale, oscurando le molteplici e convergenti emergenze a favore della difesa che sono giunte da tutta una serie di testimoni ascoltati in dibattimento».

l ricorso spiega che, dal punto di vista della difesa, il falso in prospetto non esiste perché il documento relativo al prospetto l'avrebbe scritto il consiglio di amministrazione e Consoli si sarebbe limitato solo a firmarlo, senza averci inciso in alcun modo.  Le "baciate" poi non sarebbero state dimostrate dal momento che  non sono stati forniti i documenti che provano che il collocamento dei titoli e la concessione dei finanziamenti fossero in effetti contestuali.

Criticata è anche la determinazione della pena, in particolare perchè «si sono prodotte conseguenze in termini di danni, derivanti dalle condotte di reato, anche nei confronti dello stesso imputato».

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