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Mercoledì, 4 Ottobre 2023
Cronaca

Bambino conteso: «La giustizia non ha funzionato a difesa di una donna e un figlio»

Dopo sei anni il giovanissimo, di 9 anni, è tornato a vivere a casa del padre, un 45enne che vive nella Marca. L'uomo ha ottenuto l'affidamento dopo una lunga battaglia legale, arrivando alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo. La madre del bambino si ribella e promette battaglia

Torniamo ad occuparci della vicenda di Fabio (nome di fantasia), il ragazzino di 9 anni al centro di una battaglia giudiziaria tra due genitori, un 45enne trevigiano e la madre, una donna romana. Dallo scorso 25 settembre il bambino si trova affidato al padre che, per far valere i propri diritti, era arrivato fino alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (che aveva condannato l'Italia per le inadeguatezze nella gestione del caso). Nell'ottobre del 2021, quando Fabio aveva sette anni, le forze dell'ordine lo presero in consegna per affidarlo ai servizi sociali e ad una struttura. La madre, condannata in via definitiva a un anno e sei mesi di reclusione per sottrazione di minore, si è vista anche togliere la potestà genitoriale e, a Roma, deve affrontare un secondo processo in cui, insieme ai genitori, è accusata di maltrattamenti nei confronti del piccolo.

La donna, da noi interpellata, non si arrende e promette battaglia, aggiungendo alcune precisazioni alla vicenda. «Mio figlio aveva tre anni quando mi sono trasferita a Roma - ha detto la donna a Trevisotoday - e questa vicenda dimostra cosa non ha fatto la giustizia a difesa di una donna e un figlio: la nostra vicenda è stata presa in carico da ben due commissioni parlamentari d'inchiesta. Se due commissioni prendono in carico la vicenda, la analizzano e rilevano delle anomalie grosse da parte del sistema giudiziario, di questo bisogna prendere atto». La madre aveva presentato anche denuncia nei confronti del 45enne per alcuni presunti episodi di violenza. Denunce che sono state puntualmente archiviate ma che sarebbero secondo lei alla base dell'allontanamento del figlio.

«La commissione d'inchiesta parlamentare sul femminicidio, nel maggio 2022, ha presentato la relazione finale in cui proprio questo si dice: le denunce di noi donne vengono archiviate. Non c'è stata una separazione così, perché non si andava più d'accordo - continua la madre - Andiamo a vedere cosa non ha fatto il tribunale ordinario di Treviso, nel nostro primo procedimento ordinario di affidamento del minore, a partire dal fatto che non ha ascoltato i testimoni citati in atti».

«Se poi arriviamo al presente, al tribunale per i minori di Roma, l'ultimo procedimento, noi abbiamo denunciato tutti, non perché siamo un gruppo di matti scatenati - afferma la madre di Fabio - ma perché riteniamo ci siano dei reati gravi. Il bambino è stato preso perché doveva essere tolto alla madre per essere dato al padre. Unico fine: quando mio figlio è entrato in struttura di accoglienza, penso che l'educatrice sapesse che mio figlio non sarebbe tornato da me. Come poteva saperlo quando c'era un procedimento in svolgimento, un'istruttoria aperta e un contraddittorio all'attivo?».

«Successivamente - aggiunge - mi hanno bloccato gli incontri madre-figlio quando mio figlio era in struttura. Cosa potevano fare se non privare con la forza mio figlio della madre e dei nonni e tutta la sua vita precedente? Quindi gli hanno tolto ogni contatto con me, inventandosi che il bambino non mi voleva vedere». La struttura è stata visitata nel 2021 da una consigliera regionale e da una senatrice, e secondo la mamma di Fabio il bimbo avrebbe manifestato la volontà di tornare a casa. La parlamentare e la consigliera, dopo la visita, sarebbero state - sempre stando a quanto riferito dalla mamma di Fabio - contattate dal tribunale per i minori con una lettera in cui si spiegava che la loro iniziativa era impropria.

La madre ha poi descritto il difficile impatto che, secondo lei, la casa-famiglia ha avuto sulla salute del piccolo. «Parliamo di danni permanenti - afferma - quando è entrato in struttura era un bambino con delle patologie, assolutamente controllate farmacologicamente, ma stava bene e faceva una vita normale, mentre in casa famiglia ha iniziato a perdere la vista perché non è stato curato in base alle indicazioni. E' uscito con un'invalidità permanente. Si è sviluppata una gengivite per mancata igiene orale non curata ed è diventata acuta con linfonodi ingrossati. A Natale 2021 l'ho visto senza due denti e nessuno mi ha spiegato il perché. E' dimagrito di 11 chili in cinque mesi e aveva sette anni e mezzo. A maggio 2022 si è rotto una caviglia. A questo si aggiunge che il bambino non ha più fatto terapie».

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