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Cronaca

Botte a una bambina di quattro anni, rinviati a giudizio la madre e il patrigno

La vicenda risale all'agosto del 2020 quando la piccola venne trovata in lacrime all'interno di un appartamento che si trova in comune dell'hinterland trevigiano. I due adulti, una donna 20enne di origine kossovara e il compagno, si presenteranno di fronte ai giudici nell'ottobre del 2023 per rispondere di maltrattamenti

Sono stati rinviati a giudizio (il processo inizierà nell'ottobre dell'anno prossimo) dal giudice per l'udienza preliminare Gianluigi Zulian la madre il patrigno di una bambina di 4 anni che sarebbe stata vittima di maltrattamenti.

La storia risale al mese di agosto del 2020 quando, da un appartamento che si trova nell'hinterland del capoluogo, si sarebbe sentito un frastuono che avrebbe attiratto l'attenzione dei vicini. Chiamati sul posto i carabinieri avrebbero scoperto una bambina con il viso coperto dei lividi che sarebbe stata presa a schiaffoni. La scena che si presenta di fronte ai militari è quella di una piccola che non smette di piangere e della madre, una donna 20 di origine kossovara, che urlava contro il compagno. Lui, nonostante fosse di fronte alle forze dell’ordine, avrebbe tirato una sberla alla bambina nel tentativo di farla stare zitta.

I carabinieri  hanno subito preso in consegna la minore, che è stata poi trasportata in ospedale per le cure del caso. Durante il ricovero i medici avrebbero visto che sul corpo della bambina c’erano diversi lividi che nulla avevano a che fare con il ceffone ricevuto quella sera: si trattava invece di traumi precedenti, compatibili con delle percosse.

La presunta vittima degli abusi era stata sentita nel corso di un incidente probatorio svoltosi nel febbraio della scorso anni, ma l'esame era stato  confuso e non risolutivo. Poi però  il perito nominato dal Tribunale di Treviso aveva valutato positivamente la sua capacità a deporre.

Difesi dall’avvocato Helga Lopresti madre e patrigno, entrambi indagati per maltrattamenti,  sostengono  che quei lividi sospetti sarebbero soltanto il frutto di una caduta in bicicletta. Versione che sarebbe supportata anche dalla testimonianza di una famiglia che abita vicino a loro. Di diverso avviso il pubblico ministero Francesca Torri, che ha chiesto per i due il rinvio a giudizio.
 

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