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Cronaca Santa Bona / Via Santa Bona Nuova

Giovane detenuto appicca incendio in cella del carcere minorile

Prima gli insulti ad un agente della polizia penitenziaria poi le fiamme a lenzuola, coperte e carta. L'episodio nella tarda serata di giovedì: sezione inagibile a causa del fumo. La protesta del sindacato Sappe

TREVISO Si è sfiorata la tragedia, nella serata di ieri, nel carcere minorile di Treviso. “Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di alcuni detenuti, in particolare di due stranieri, che hanno appiccato un incendio nella cella dov’erano ristretti, dando fuoco a tutto quello che vi era all’interno”, spiega Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del  Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. “Il tempestivo intervento dei poliziotti, con grande senso di responsabilità coraggio e professionalità, ha permesso di evitare più gravi e tragiche conseguenze. Ma questo non è che l’ultimo grave episodio che accade al carcere minorile. Ieri sera è successo che, verso la mezzanotte, quando l’Agente di Polizia Penitenziaria di servizio si stava apprestando a spegnere luci e televisori come da regolamento, uno dei detenuti di una cella occupata da quattro persone ha iniziato a inveire e ad insultare il collega tra le risate degli altri. Il poliziotto ha mantenuto la calma e con professionalità ha cercato di trovare una soluzione al problema, ma il detenuto, seguito poi dagli altri, ha iniziato a dare fuoco a carta, lenzuola e coperte. Il fumo denso ha invaso la Sezione, tanto che si è reso necessario far uscire tutti i detenuti dalle celle e farli dormire in palestra visto che era il reparto detentivo era inagibile. Un grazie di cuore a tutto il personale di Polizia Penitenziaria del carcere minorile di Treviso  che con professionalità e abnegazione hanno evitato che tutte queste situazioni diventassero ancora più drammatiche”.

Solidarietà e parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati di poliziotti penitenziari di Treviso arriva da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “ E’ solamente grazie a loro, agli eroi silenziosi del quotidiano con il Basco Azzurro a cui va il ringraziamento del SAPPE per quello che fanno ogni giorno, se  le carceri reggono alle costanti criticità penitenziarie. Ora bisogna che il Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità invii immediatamente almeno 20 unità di Polizia Penitenziaria per fronteggiare la grave carenza di organico del Reparto, ma una riflessione deve essere fatta sula precaria sicurezza del carcere minorile di Treviso”, conclude il leader del SAPPE.

“La situazione delle carceri si è notevolmente aggravata. Basterebbe avere l’onesta di esaminare i dati sugli eventi critici accaduti in carcere nell’anno 2017”, denuncia Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti tra le sbarre nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 9.510 atti di autolesionismo (rispetto a quelli dell’anno 2016, già numerosi: 8.586), 1.135 tentati suicidi (nel 2016 furono 1.011), 7.446 colluttazioni (che erano 6.552 l’anno prima) e 1.175 ferimenti (949 nel 2016). E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.

Per il SAPPE “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”. 

Anche per questo il giudizio del SAPPE sulla riforma dell’ordinamento penitenziario è sempre stato critico: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni - che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria, come la riforma penitenziaria approvata oggi dal Governo nel Consiglio dei Ministri. Avere carceri meno affollate e più moderne non vuol certo dire aprire le porte delle celle, come pure prevedeva questa scellerata riforma penitenziaria!”.

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