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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Processo Petrillo, le richieste dell'accusa: 9 anni e sei mesi

Formulate oggi, 8 febbraio, le conclusioni del pubblico ministero di Udine Claudia Danelon al processo contro l'ex assistente sanitaria, accusata di peculato, omissione d'atti d'ufficio e falso. Non avrebbe vaccinato circa 8 mila pazienti durante il suo periodo di servizio, dal 2009 al 2017, presso le Asl di Udine, Codroipo e Treviso. La Uls 2 vuole 400 mila euro di risarcimento danni

Nove anni e sei mesi. Queste le richieste formulate dal pubblico ministero di Udine Claudia Danelon al termine della sua requisitoria al processo che vede sul banco degli accusati Emanuela Petrillo, accusata di avere solo finto di iniettare i vaccini a circa 8 mila pazienti, per lo più bambini, tra 2009 e 2017, durante cioè il periodo in cui prestò servizio come assistente sanitaria presso le Asl di Udine, Codroipo e Treviso. La Ulss 2, rappresentata dall'avvocato Fabio Crea, ha chiesto la conferma delle richieste della procura udinese e un risarcimento dei danni pari a 400  mila euro.

La Petrillo, secondo la Danelon, avrebbe agito «sistematicità e reiterazione, in Friuli e poi anche in Veneto».  E, una volta scoperta, non ha mai dato una spiegazione e neppure chiesto scusa. L'udienza si è svolta di fronte al al tribunale friulano, in composizione collegiale, presieduto da Paolo Milocco. La Petrillo, che, difesa dall'avvocato Paolo Salandin, non si è mai presentata in aula, è accusata di peculato, omissione d'atti d'ufficio e falso, in relazione alle sedute vaccinali effettuate al distretto di Codroipo, e a San Daniele e Udine, dal 2009 al 2015, e all'Ulss 2 di Treviso, dove si trasferì e lavorò fino al giugno 2017, quando fu denunciata e licenziata per giusta causa.

Lo scorso autunno Petrillo è stata condannata dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per il Friuli Venezia Giulia, al pagamento di 550 mila euro a favore dell'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale. La Procura aveva stimato un danno erariale per oltre 660 mila euro, poiché sulla sanità regionale sono gravati i costi di «una complessa attività rimediale, sostanzialmente finalizzata all'esecuzione di nuove somministrazioni vaccinali nei confronti della popolazione infantile ritenuta interessata dal disservizio».

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