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Cronaca

Crac Veneto Banca, le parti civili chiedono un risarcimento di circa 100 milioni

Oggi, venerdì 21 gennaio, seconda giornata di discussione nel processo che vede Vincenzo Consoli imputato di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. «E' stata una autentica bomba sociale» hanno detto gli avvocati dei risparmiatori colpiti

«Consoli è responsabile, ma non è l'unico colpevole per quello che è successo. La teoria dell'uomo solo al comando non esiste, ci sono evidenti responsabilità concorrenti che magari verranno valutate in questa sede ma nel corso di altri procedimenti».

Lo hanno detto gli avvocati di almeno 300 risparmiatori costituitisi come parte civili nel primo processo per il crac di Veneto Banca, che vede Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato prima e poi direttore generale della ex popolare, unico imputato dei reati di ostacolo alla vigilanza bancaria e falso in prospetto. Oggi, venerdì 21 gennaio, è stato il giorno delle arringhe di chi, con la crisi della banca, finita in liquidazione coatta nel giugno del 2017, ha perso molti, se non tutti, i propri risparmi, messi in quella che, fino a poco prima, era considerata la "musina" della Marca. Tra le parti civili compaiono anche Banca d'Italia e Consob, interessate soprattutto al capo di imputazione riguardante l'ostacolo alla vigilanza.

Fatti due conti, nei confronti di Consoli le richieste sono, oltre che la condanna chiesta dai due pubblici ministeri (Massimo De Bortoli e Gabriella Cama) a sei anni di reclusione, una cifra pari a un centinaio di milioni, di cui 75 solo per gli assistiti degli avvocati intervenuti oggi - Luigi Fadalti, che rappresenta 250 clienti e Stefano Trubian, con una quarantina - cui devono sommarsi i 2 milioni e 600 mila euro per le autorità di vigilanza (ma idanni non patrimoniali subiti da Consob sono da quantificare). Con tutti gli altri si arriva - euro più, euro meno -  a 100 milioni.

«Consoli - esordisce l'avvocato Trubian - è il comandante di una bella nave da crociera che solca un mare periglioso e che quando si accorge che l'imbarcazione è diretta verso gli scogli pensa bene non di dare l'allarme, per quanto fosse assolutamente consapevole della situazione. Invece cerca di convincere i passeggeri, ritenendo di essere ancora in grado  di salvare lo scafo che gli apparteneva, a restare. Decide anzi di imbarcare altra gente, con l'aumento di capitale realizzato anche grazie ad un prospetto informativo che risulta un falso. Ma il risultato è stato che i "privilegiati" si sono salvati, gli altri, le persone più umili, sono finite per inabissarsi insieme alla nave».

«Per quanto padre-padrone di Veneto Banca - è la requisitoria dell'avvocato Lui Fadalti - è impensabile che tutte le decisioni furono prese da lui e lui soltanto. Dubito che Consoli sia andato a vedere ogni fido, ogni prestito, ogni mutuo. Ma qui non si parla delle singole operazioni, sul banco degli accusati c'è una strategia aziendale che l'imputato ha perseguito e di cui era l'ispiratore, assecondato da un consiglio di amministrazione in parte asservito e in larga parte incompetente, con un vicepresidente, Flavio Trinca, che ricopriva l'incarico “a sua insaputa”. Il danno vero è che è stato leso un rapporto fiduciario e consolidato, è stata una vera e propria bomba sociale che ha colpito 80 mila risparmiatori e le loro famiglie, affossando una banca che era l'unica davvero vicina ai cittadini del territorio».

L'avvocato di Bankitalia, Stefania Ceci, ha ripercorso la storia degli ultimi anni di Veneto Banca, mettendo in luce che l'istituto di credito nascose a Palazzo Koch i fondamentali, soprattutto in tema di consistenza patrimoniale e qualità dei crediti, finendo col tacere che nel 2014 non aveva più un mercato, che le azioni non erano appetibili e i clienti dovevano essere "aiutati" a comperare azioni, attraverso i finanziamenti, le cosiddette baciate. Mentre Stefania Falciani, in rappresentanza della Consob, ha sostenuto che Consoli gettava fumo negli occhi proprio sul capitale finanziato, che veniva escluso da Veneto Banca per l'aumento di capitale, sostenendo che si trattava di fenomeni diversi. Domani l'attesa arringa difensiva di Ermenegildo Costabile, legale di Consoli.

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