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Cronaca

Sessant'anni di diabetologia a Treviso, un convegno nella giornata mondiale della patologia

Sono oltre 15.000 ogni anno i contatti clinici per visite e consulenze sostenuti dal centro antidiabetico. Di alta qualità alcuni progetti come quello che vede circa 300 pazienti sotto i 16 anni seguiti in modo da poter mantenere una vita come i loro coetanei

TREVISO Importante ricorrenza per il reparto di Malattie endocrine, del Ricambio e della Nutrizione del Ca’ Foncello. Si celebrano, infatti, i sessant’anni della nascita del suo primo nucleo come “Centro Antidiabetico”. L’anniversario sarà ricordato domani con un convegno in occasione della Giornata Mondiale del Diabete. L’appuntamento è, con inizio alle 8.30, all’Auditorium Appiani, presso la Cittadella delle Istituzioni. Alla giornata parteciperà il Direttore generale Francesco Benazzi.

Correva l’anno 1956 quando l’Amministrazione ospedaliera trevigiana determinava la nascita del Centro Antidiabetico, presso la I Divisione di Medicina, segnando la nascita della Diabetologia nella Marca.  Con l’anno successivo era già nel pieno dell’attività sotto la guida del professor Antonio Devidè che continuò a dirigerlo fino al 1983, dopo essersi specializzato anche in Scienza dell’Alimentazione e in Medicina del Ricambio con frequenze di aggiornamento a Parigi e Ginevra.

Con gli anni – sotto le direzioni del dr. Fausto Riva e del dr. Ennio Scaldaferri -  il Centro progredì fino a divenire una vera e propria unità dedicata alle Malattie del Metabolismo, come la struttura odierna, diretta dal dr. Agostino Paccagnella, specializzata a dare risposte in tema di Diabete, Dislipidemia (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia), Iperucemia (elevata presenza nel sangue di acido urico), Gotta.

L'attività del Centro si suddivide tra quella riservata ai pazienti ricoverati nelle divisioni specialistiche e i pazienti presi in carico senza ricovero. Sono oltre 15.000 ogni anno i contatti clinici per visite e consulenze sostenuti dal Centro. Di alta qualità alcuni progetti come quello che vede circa 300 pazienti sotto i 16 anni seguiti in modo da poter mantenere una vita come i loro coetanei. Progetto che prosegue in un altro per i giovani dai 17 ai 25 anni, assicurato grazie alla telemedicina. Quest’ultima, infatti, consente ai sanitari di continuare a seguire clinicamente il giovane anche durante gli studi universitari lontano da casa. Lo stesso avviene con le future mamme in attesa, alle quali, così, possono essere evitati spostamenti nei momenti più delicati della gestazione.

“La telemedicina – sottolinea il primario Agostino Paccagnella – consente risultati eccezionali nel monitoraggio continuo, agevolando il paziente e quindi interferendo al minimo nella sua vita di tutti i giorni. E’ parte del futuro così come una sempre più ampia estensione dell’utilizzo della tecnologia clinica. Pensiamo ad esempio ai microinfusori che ad oggi garantiamo con un investimento di circa 200.000 euro l’anno; non solo fanno superare al paziente il ricorso frequente alle iniezioni di insulina, ma consentono di ottimizzare l’equilibrio metabolico con una funzione che sarà sempre più simile a quella del pancreas”.

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