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Cronaca

Minacce di morte e botte ai dipendenti, titolari di una ditta di pulizie a processo

Due egiziani 34enni titolari della ditta di pulizie "San Giorgio", devono rispondere dell'accusa di estorsione, furto, lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento

Botte e minacce al posto degli stipendi. Di questo devono rispondere H.A. e M.A., i due egiziani 34enni titolari della ditta di pulizie "San Giorgio", finiti a processo con l'accusa di estorsione, furto, lesioni aggravate, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento. A fare le spese di quelli che leggendo le conclusioni delle indagini della Procura appaiono due veri aguzzini sono stati quattro dipendenti dell'azienda, due marocchini e due egiziani che nell'autunno del 2016, dopo mesi di stipendi non pagati, sarebbero andati a battere cassa dai titolari.

«Vi facciamo firmare le dimissioni con il sangue»: sarebbe stata la risposta dei due egiziani ai dipendenti. "Sparite da Treviso" e ancora "occhio per occhio, dente per dente, sei un traditore, spia della polizia, se resti qua prima o poi ti trovo, se ti vedo ti uccido". Due di loro avrebbero deciso di licenziarsi rinunciando ai soldi che avanzavano. A novembre uno invece torna alla carica per avere i suoi soldi. Secondo la ricostruzione della Procura sarebbe stato vittima di un pestaggio da parte dei due egiziani, calci e pugni che lo hanno spedito in ospedale. Lui aveva anche provato a chiamare aiuto usando il telefono, che i titolari gli avrebbero però sottratto e poi rotto.

A contattare la polizia è stato un altro dipendente, che stava assistendo alla scena che si svolgeva nei locali della sede della "San Giorgio". Ma al loro arrivo gli agenti della Volante arrivato sul posto sono stati presi a spintoni e schiaffi da Abdelaziz e Abdelkhalek, che il giorno seguente, malgrado la denuncia per resistenza, si sono recati nell'appartamento concesso in uso gratuito ai quattro dipendenti nordafricani, rubando  1.180 euro in contanti, un carnet di assegni, due console per giochi elettronici del valore complessivo di 1.200 euro, due cellulari, alcuni indumenti e i passaporti dei quattro lavoratori.

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