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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Vive con le "spine" nel cuore, 60enne chiede i danni alla Ulss 2

Alla donna, residente a Cassola, in provincia di Vicenza, si è spezzato un catetere durante una operazione per la sostituzione del pacemaker, lasciandole due frammenti metallici, uno conficcato nell'arteria polmonare sinistra e l'altro attaccato al muscolo cardiaco

Vive con una "spina" nel cuore, che le impedirebbe di svolgere sforzi, attività fisica o sport. E adesso chiede alla Ulss 2 di Treviso un indennizzo per il danno "esistenziale e morale immenso", armata di documentazione medica e assistita dai legali dello Studio 3A, specializzato in risarcimenti.

Protagonista della vicenda è una donna 60enne di Cassola, in provincia di Vicenza che nel 2021 si è sottoposta ad un intervento per la sostituzione di un pacemaker installato nel 2018 a Bassano del Grappa a causa di alcuni episodi di blocco atrio-ventricolare, operazione effettuata presso il Dipartimento Neuro-Cardio-Vascolare, struttura complessa di cardiologia dell'ospedale trevigiano del Ca’ Foncello considerato un’eccellenza nel settore, per risolvere una infezione della “tasca” del dispositivo.

Ma durante la parte finale del banale intervento di routine  un catetere atriale si spezza: un frammento, grande fino ad otto centimetri,  si conficca nell'arteria polmonare sinistra mentre l'altro, delle dimensioni tra i tre e i quattro centimetri, rimane attaccato al cuore. Dopo un consulto collegiale degli specialisti, preso atto che, come recita la cartella clinica, «la posizione distale del frammento di filamento di elettro-catetere rende la procedura di recupero a rischio di ulteriori complicanze» i cardiochirurghi decidono di non procedere a ulteriori tentativi di estrazione. La diagnosi viene confermata successivamente anche dai sanitari dell'ospedale di Bassano, che sostituiscono il pacemaker ma lasciano dove sono le due "spine metalliche", la cui rimozione viene giudicata troppo a rischio per la paziente e di scarso vantaggio clinico.

Chiamata in causa dalla richiesta danni della donna, l'azienda sanitaria trevigiana riponde a tono. «A dimostrazione della correttezza della nostra scelta - spiega Carlo Cernetti, primario dell'Unità Operativa di Cardiologia dell’ospedale di Treviso - la paziente è in ottime condizioni, non ha e non avrà, a causa di questi due microframmenti, alcuna limitazione nella sua vita quotidiana né a svolgere attività fisica». «C'è rammarico – conclude Cernetti - per la raccolta di rimostranze come questa, a fronte dell'impegno di tutto il Dipartimento Neuro-Cardio-Vascolare dell’Ospedale di Treviso per aiutare una paziente, trattata con successo».

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