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Cronaca

Estorsione ai danni di un'azienda, il "capo" della banda: «Ero io che avanzavo soldi»

Questa la difesa Fabio Gianduzzo, il veneziano 56enne che insieme a Edi Biasol, goriziano di 52 anni e Rudi D'Altoè, un 45enne residente a Roncade, si sarebbero rese responsabili di un colossale taglieggiamento, avvenuto a cavallo tra il 2020 e il 2021, ai danni della "Btime Italia srl". L'uomo, comparso oggi di fronte al gip Angelo Mascolo, ha risposto alle domande del giudice

«Estorsione? Ero io che avanzavo soldi da Celotto, gli ho fatto da autista per circa un anno e mi doveva anche soldi relativi a percentuali sugli affari dei finanziamenti europei per imprese». Si difende così Fabio Gianduzzo, il veneziano 56enne che insieme a Edi Biasol, goriziano di 52 anni ( sentito oggi, mercoledì 27 april, l'uomo si è avvalso della facoltà di non ripondere) e Rudi D'Altoè, un 45enne residente a Roncade, si sarebbero rese responsabili di una colossale estorsione aggravata continuata, avvenuta a cavallo tra il 2020 e il 2021, ai danni del responsabile commerciale e dell’amministratore unico di una società di consulenza aziendale con sede a Treviso, Renato Celotto e Michele Gallà della "Btime Italia srl" con sede a Treviso in via Le Canevare, con partecipazioni nelle le società "Bt Rent srl" e "Clt Faschio Group".

Gianduzzo, che è in regime di custodia cautelare come Biasol, è comparso di fronte al giudice per le indagini preliminari Angelo Mascolo (assistito dal proprio legale, l'avvocato Giuseppe Muzzuppappa) per rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Secondo l'accusa formulata dal sostituto procuratore Gabriella Cama il 56enne e il 52enne avrebbero agito come "riscossori" di un presunto debito che D'Altoè aveva nei confronti di Celotto, al tempo consulente del centro commerciale "Tom Village" di Santa Maria di Sala, pari a quasi 3 milioni e mezzo di euro, cifra di cui Celotto di sarebbe appropriato. I tre avrebbero di fatto espropriato  l'azienda dalla sua legittima proprietà, sottoponendo le due vittime e  i loro a crescenti minacce di natura fisica.

«Sono completamente estraneo a tutti gli addebiti - ha ripetuto Gianduzzo davanti al giudice - che peraltro sarebbero avvenuti in un momento in cui io ero agli arresti domicilari per altra vicenda. Sono io che ero creditore di una somma, pari a circa 100 mila euro, da Celotto. In una primo momento c'è stato un confronto molto duro con lui in cui sono volati anche degli schiaffi, poi le cose si somno sistemate. Allora ho iniziato l'attività di autista per Celotto, più o  meno per un anno; lo  portavo un po' in mezza Italia a bordo delle sue macchina costose. Ma per quel lavoro non sono mai stato pagato. Gli assegni e prelievi in contanti? Chiedete a Celotto a chi sono andati, non certo a me». Iil gip si è messo in riserva sulla richiesta di conferma della misura cautelare. Rudi D'Altoè, difeso dall'avvocato Carlo Bermone, sosterrà invece l'interrogatorio il prossimo 29 aprile.

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