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Omicidio di Fiera, i presunti killer in silenzio di fronte al giudice. Manxhuka nega ogni addebito

La parole dell'avvocato Mattia Visentin, legale del 50enne kosovaro, al termine dell'udienza di convalida del fermo che si è svolta nel carcere di Santa Bona, di fronte al gip Carlo Colombo e al pubblico ministero Valeria Peruzzo che coordina l'indagine della squadra mobile di Treviso

«Il mio assistito per il momento si è avvalso della facoltà di non rispondere, dando piena responsabilità ad essere sentito da qui a pochi giorni. Sulla richiesta di custodia cautelare in carcere abbiamo richiesto una misura meno afflittiva, gli arresti domiciliari, non ravvisando il pericolo di fuga»: queste le parole dell'avvocato Mattia Visentin, legale di Afrim Manxhuka, il 50enne kosovaro finito in carcere con il nipote Valmir Gashi, 32 anni, per l'omicidio di Ragip Kolgeci, 52 anni, mercoledì sera nel piazzale del bar La Musa di viale 4 novembre a Treviso. Afrim Manxhuka resterà per ora in carcere, come il giovane parente: è quanto emerso al termine dell'udienza di convalida del fermo che si è tenuta in mattinata nel carcere di Santa Bona alla presenza del gip Carlo Colombo e del pubblico ministero Valeria Peruzzo. «Verrà risentito, chiediamo noi di essere risentiti appena sta un pò meglio perchè era stato ricoverato con ferite non da poco alla testa, comunque nega ogni addebito, nel modo più risoluto» ha aggiunto ancora il legale «ha una profonda ferita sulla fronte e per questo è stato arrestato al pronto soccorso di Oderzo. Di quella serata ha raccontato che contesta ogni addebito mosso, di non essersi reso responsabile di alcunchè: purtroppo quando c'è un morto siamo tutti sconvolti».

Sulla vicenda del debito di 500 euro che avrebbe fatto da detonatore alla faida l'avvocato Visintin ha sottolineato: «Si conoscevano da anni, non c'è niente di particolare, non c'era nessuna questione sostanziale: una parola tira l'altra però ha preso una grande botta in testa, non si ricorda niente ed è corso a farsi ricoverare in ospedale».

Perchè si sarebbero incontrati? «Si conoscevano da anni, il signor Manxhuka vive qui da 17 anni, ha un'impresa edile, ha dipendenti, ha una famiglia, ha figli giovani e minorenni: è inserito nella società e nella comunità lavorativa locale insomma».

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