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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Tredicenne rifiuta di trasferirsi e viene abbandonato, la madre finisce a processo

La donna, una 40enne, è un immigrata del Burkina Faso che nel 2019 si è trasferita in Francia lasciandosi dietro il figlio minore, che non voleva abbandonare la sua vita nel nostro Paese

Lui di trasferirsi in Francia, dove la madre aveva trovato una occupazione migliore di quella nel nostro Paese, non aveva alcuna voglia. E così, il giorno dell'imbarco all'aereoporto, non si era presentato. La donna, una 40enne originaria del Burkina Faso, lo ha atteso qualche minuto dopo il check in e poi è volata, con gli altri tre figli, verso la sua nuova casa. Ma il fatto è che il protagonista di questa vicenda, accaduta in un Comune del trevigiano nel 2019, al tempo dei fatti aveva solo 13 anni e 10 mesi. Il giovane, rientrato nella vecchia abitazione con un proprio mazzo di chiavi, è stato notato, da solo, da una vicina che ha contattato il padre, che vive a Londra. E questi ha avvisato la polizia e denunciato la donna.

L'incredibile storia è approdata oggi, 28 ottobre, in Tribunale a Treviso per l'udienza del processo per abbandono di minore in cui la 40enne è difesa dell'avvocato Lorenza Secoli. «A quell'età - avrebbe detto la donna in sua difesa - nel mio Paese si è già uomini. Non era da solo perché lo zio vive a poche decine di metri da casa e mio figlio ha anche un fratello maggiorenne che abita in un comune dell'hinterland trevigiano. Io non potevo assecondare i suoi capricci ma sapevo che non sarebbe stato abbandonato».

La storia è quella di una famiglia di immigrati che, ad un certo punto, ritiene di aver svoltato definitivamente dalle condizioni di povertà in cui era ridotta in Italia. La 40enne, separata del padre dei suoi figli, trova infatti un lavoro in Francia. L'offerta è troppo allettante e quindi decide di partire, lasciandosi dietro soltanto un figlio che, da quando è diventato maggiorenne, vive per conto proprio. Ma c'è anche quel figlio 13enne che, sempre secondo la madre, avrebbe frequentato delle "brutte compagnie" e sarebbe stato testardo e ribelle, ma soprattutto di cambiare aria non avrebbe avuto la benché minima intenzione. 

Così, il giorno della partenza, il ragazzino avrebbe inventato una scusa per guadagnare del tempo. «Vado a salutare i miei amici, all'aeroporto mi porta più tardi lo zio». Ma in realtà il ragazzo prepara un mini fuga tanto che, al momento di imbarcarsi sull'aereo, non si presenta. La madre allora sarebbe partita senza di lui, contando proprio sul sostegno del parente che, oltre a prendersi cura del ragazzino, sperava lo avrebbe convinto a raggiungerla.

Nei giorni successivi però un vicina di casa nota che il 13enne entra ed esce da casa sempre da solo. Così contatta il padre naturale che, spaventato, allerta le forze dell'ordine. «Siamo di fronte - spiega l'avvocato Secoli - ad una situazione che è figlia di una mentalità completamente diversa dalla nostra. Peraltro la mia assistita non poteva perdere quell'aereo ma, nella sua testa, non stava facendo nulla di male». Si torna in aula ad aprile per gli ultimi testi della difesa e la sentenza.

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