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Cronaca

Corsi a pagamento per ottenere falsi permessi di lavoro, alla sbarra 12 persone

Fra gli imputati anche l'avvocato trevigiano Stefania Filippi. Per tutti l'accusa è di associazione finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Tredici anni dopo le prime intercettazioni telefoniche arriva al pettine il nodo dello scandalo dei falsi permessi di soggiorno, che vede coinvolto anche il noto avvocato trevigiano 56enne Stefani Fillppi. Dodici le persone per cui stamattina, giovedì 13 maggio, è iniziato il processo. Si tratta, oltre al legale, del 57enne Franco Biscaro, di San Donà di Piave, del 53enne marocchino Hamadi Abdourabbhi, di Domenico D'Agostino, 78 enne di Frosinone, del 56enne veneziano Stefano Costantini, del 61enne napoletano Antonio Basile, del 44enne marocchino Driss Rebroub, della 47enne moldava Ala Parfeni, del 42enne kossovaro Ekrem Gasi, del 49enne ghanese Frederick Frimong e del connazionale, sempre 49enne, Issah Ibrahim. Per tutti il capo di imputazione  è di aver fatto parte di una associazione finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Dal processo è invece uscita Patrizia Loiola, presidente della cooperativa  Forcoop , che sarebbe stata al centro della macchinazione, di San Donà, assolta in abbreviato e costituitasi parte civile nel procedimento.

Le dodici persone sono accusate di aver favorito l'ingresso di cittadini extracomunitari nel nostro paese (in realtà si trattava di individui già presenti nel territorio italiano ma privi di permesso di soggiorno) nell’ambito di un’inchiesta che ha preso il via nel maggio del 2010 con la perquisizione dello studio dell’avvocatessa Filippi in Largo Altinia, durante la quale furono trovati vari passaporti di cittadini stranieri. Secondo il pubblico ministero Barbara Sabattini che ha coordinato l’indagine della squadra mobile di Treviso, l’avvocato avrebbe fatto parte di un gruppo che, in cambio di denaro, prometteva la regolarizzazione a stranieri provenienti soprattutto dal Nord Africa e dai Paesi dell’Est.

Un sistema che prevedeva di far arrivare in Italia gli stranieri, con permessi di soggiorno temporanei offrendo loro corsi di formazione e la conseguente assunzione nelle ditte della zona. Per farlo avrebbero chiesto somme dai 5 ai 10 mila euro a ciascun immigrato, che però una volta in Italia si ritrovava senza l’uno e senza l’altro. Scaduti i termini però la maggior parte veniva rimpatriata. Sorte toccata anche ad alcune persone che, con la loro denuncia, hanno fatto partire l’inchiesta.

Franco Biscaro, ex imprenditore del settore dell'edilizia, è accusato di aver svolto il ruolo del faccendiere incaricato dei contatti con le aziende, la maggior parte completamente all'oscuro della presunta truffa,  che proponeva i finti stage e contratti di assunzione. Secondo la Procura sarebbero almeno 500 gli extracomunitari finiti nel meccanismo.

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