Veneto Banca, il Procuratore: «Perso troppo tempo, sorte del processo già segnata»
Marco Martani commenta la missiva, firmata da trentaquattro legali di cui dodici trevigiani, in cui si chiede al ministro della giustizia Carlo Nordio un'ispezione al tribunale di Treviso per fare luce sulla fissazione della prima udienza del processo per le truffe, calendarizzata tra un anno, a reato ormai prescritto
Continua a far discutere la lettera, firmata da trentaquattro legali di cui dodici trevigiani (gli avvocati Matteo Moschini, Pietro Guidotto, Chiara Altin, Theofilo Dolce, Maria Bruschi, Graziana Cenna, Nadia Forlin, Alberto Leoncini, Marzia Callegaro, Nevio Brunetta, Eva Fratter e Lorenzo Zanella), in cui si chiede al ministro della giustizia Carlo Nordio un'ispezione al tribunale di Treviso per fare luce sulla fissazione della prima udienza del processo per le truffe relative a Veneto Banca, calendarizzata tra un anno, a reato ormai prescritto. Oggi sul tema si è espresso il capo della Procura trevigiana, Marco Martani.
«E' sicuramente un processo che è partito con un handicap cronologico notevole e che ha fatto perdere a Roma circa due anni» ha commentato oggi, 9 novembre, Martani «come mi diceva il collega De Bortoli il trasferimento a Roma e il rientro da Roma del processo ha portato via un paio di anni abbondanti e se consideriamo che la prescrizione complessiva è di sette anni e mezzo e che si tratta di un reato complesso da accertare e che quindi ha richiesto dei tempi d'indagine lunghi, richiederebbe dei tempi di dibattimento lunghi, praticamente la sorte di questo processo per l'esito finale, la prescrizione, era già segnata».
La carenza di organico è stato un altro fattore di rallentamento dell'iter giudiziario.
«Sicuramente l'organico e le risorse modeste che ha questa Procura» continua ancora Martani «e anche il tribunale rispetto al carico di lavoro che è generato da un territorio con quasi 900mila residenti e con un'economia particolarmente attiva, ha inciso e ha sostanzialmente impedito di recuperare il tempo che si era perso con questa falsa partenza. A suo tempo il mio predecessore, il dottor Dalla Costa e poi anche il dottor De Bortoli avevano chiesto rinforzi a Roma, sia al ministero che al Csm ma rinforzi non sono mai arrrivati».